Anticipare i soldi per garantire il proseguimento di una ricerca, prevedere un rientro dall’investimento iniziale con l’incasso di royalty dalla vendita dei prodotti, e prevedere che, una volta raggiunto l’obiettivo, metà dei guadagni restino alla società e agli investitori, e l’altra metà tornino nuovamente alla ricerca, in un incontro fruttuoso (e raro) tra accademia ed impresa: è l’obiettivo di “Winegraft”, costituita da griffe del vino italiano come Ferrari, Zonin, Bertani Domains, Banfi, Cantina Due Palme, Cantine Settesoli, Castellare, Armani Albino e Claudio Quarta, insieme a Fondazione Venezia e a Bioverde Trentino.
Già dal 2016 si potrebbero avere i primi vini, frutto di una ricerca che potrebbe essere la novità del secolo, la creazione di nuovi portinnesti che risponderebbero alle criticità che spesso mettono a rischio le produzioni: carenza idrica, salinità dei suoli e calcare attivo. L’apparato radicale della vite, così, diventerebbe centro di controllo per la pianta.
Un obiettivo ambizioso che è frutto di una ricerca guidata dal professor Attilio Scienza dell’Università di Milano e che ha visto il sostegno fattivo di aziende private.
Insomma, le imprese vinicole a sostegno della ricerca e la ricerca al servizio dello sviluppo delle imprese.
È questo il senso di Winegraft, questo il nome del progetto che coinvolge le più importanti griffe italiane nel mondo del vino tra le quali la salentina Cantine Due Palme.
«Abbiamo raccolto l’appello del professor Attilio Scienza, coordinatore del progetto con lo spin-off IpadLab, dell’ateneo milanese, credendo fortemente nella strategicità dei programmi di ricerca e sviluppo al servizio della crescita delle nostre aziende vitivinicole» commenta Angelo Maci. Uno sforzo importante per la cooperativa di Cellino san Marco che entra di diritto in un panorama di grande peso scientifico.
Winegraft potrà caratterizzare portainnesti selezionati e resistenti alle diverse condizioni biotiche e abiotiche, selezionare nuovi genotipi resistenti, valutare gli effetti dei nuovi portainnesti sulla funzionalità generale della pianta, individuare marcatori molecolari per il miglioramento genetico assistito (MAS). Il portinnesto, nato come mezzo per difendere la pianta dalla fillossera, ha grazie alla ricerca è diventato soprattutto elemento di mediazione tra l’ambiente con tutte le sue caratteristiche climatiche e le caratteristiche varietali.
Già negli anni ’80 all’università di Milano si era dato il via a un progetto teso al miglioramento genetico della vite finalizzato alla produzione di portinnesti che fossero in grado di tollerare la siccità resistendo, tra l’altro, ad alti tenori di calcare presenti nel terreno. «Il progetto – ha spiegato il professor Scienza a Winenews – ha inoltre evidenziato alcuni marcatori molecolari che consentiranno di accelerare in futuro la valutazione di nuovi semenzali da incrocio attualmente in osservazione». L’ultimo passaggio per rendere la ricerca universitaria efficace era proprio il collegamento con il mondo dell’impresa. Un gap che è stato colmato con la fondazione di Winegraft un esempio virtuoso di collaborazione tra il privato e la scienza con una reciprocità di intenti e di obiettivi. Una prassi che per Cantine Due Palme è una costante nell’iniziativa aziendale visti i consolidati contatti e le collaborazioni con tutte le università pugliesi.
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