L’ennesima dimostrazione dei dipendenti delle aziende dell’indotto impegnate nella manutenzione della centrale ENEL di Cerano, giustamente preoccupati del loro futuro occupazionale, deve indurre ad una riflessione seria su quanto accadrà con la chiusura dell’impianto. Ci sembra di poter dire che le proposte emerse al tavolo della decarbonizzazione non fanno dormire sonni tranquilli.
In alcuni casi si tratta di progetti di cui si parla da anni e sempre rimasti allo stato embrionale. E’ il caso, ad esempio, della proposta della società ACT BLADE che dovrebbe costruire pale eoliche innovative da vendere poi all’ENEL (sic!).
In altri casi si tratta di progetti che necessitano di iter autorizzativi lunghissimi. E intanto il 31 dicembre 2025, data entro cui la centrale chiuderà definitivamente i cancelli, è sempre più vicino. Si può girare intorno ma l’unica prospettiva capace di generare immediatamente occupazione è quella dello smantellamento della centrale e del nastro trasportatore.
Ci pare incredibile che nessuno abbia chiesto sino ad ora ad ENEL un piano di decommissioning in cui siano indicati con certezza tempi e modi della rimozione della centrale e delle opere connesse, risorse da impiegare, impegni a coinvolgere nelle attività imprese in precedenza impegnate nella manutenzione dell’impianto.
Chi ancora confida in nuovi investimenti da parte di Enel è bene riponga ogni speranza atteso che nel piano industriale presentato dalla società emerge con tutta chiarezza la volontà del colosso energetico di abdicare alla produzione di energia sul nostro territorio se si fa eccezione per due impianti fotovoltaici di ridotta potenza e per la realizzazione di un sistema di accumulo “Bess”.
Gli impegni sula logistica sono quanto mai generici e comunque condizionati dalla realizzazione di nuove banchine. Infine quanti ancora sperano che si possa realizzare una centrale alimentata a metano è bene si mettano l’anima in pace atteso che ENEL ha più volte chiarito che non intende perseguire questo investimento a prescindere dalla circostanza che Terna riveda la sua decisione circa l’inserimento del sito di Cerano tra quelli attraverso cui – con l’utilizzo del gas – si può garantire una sicurezza energetica al paese.
E’ quindi giunto il momento di fare meno chiacchiere, di convocare meno tavoli e di inchiodare ENEL alle sue responsabilità nei confronti di un territorio che per decenni ha garantito l’approvvigionamento energetico all’intero Paese. E, in parallelo, di mettersi a lavorare tutti uniti, forze politiche, Istituzioni locali e regionali e Governo, ad un Accordo di programma per Brindisi capace di rilanciare la vocazione industriale del nostro territorio e garantire sviluppo e nuova occupazione.
PRI
La Segreteria Cittadina
Il Gruppo Consiliare
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