C’è un momento dell’anno in cui il buio arriva prima e le sale tornano ad accendersi. Il Cinema Impero di Brindisi inaugura un percorso tra ottobre e dicembre che è quasi una piccola stagione teatrale, ma sul grande schermo: dieci film, dieci finestre aperte su vite diverse, ognuna capace di far risuonare emozioni, memorie, paure, speranze. Proiezione unica alle ore 18.30 presso la storica sala di via De’ Terribile 6. Info 0831 523846 e 339 1338519.
Si comincia con un abbraccio, quello che Carine Tardieu stende su tutto “L’attachement – La tenerezza”, in programma il 4 e 5 ottobre, con Valeria Bruni Tedeschi magnetica come non mai. Sandra, cinquantenne indipendente, si ritrova a condividere la vita del vicino Alex e dei suoi bambini. Da quella convivenza forzata nasce un legame che scalda e diventa una nuova forma di famiglia.
Poi arriva un vento di passione assoluta con “L’amore che non muore”, presentato a Cannes e in sala l’11 e 12 ottobre. Gilles Lellouche segue Jackie e Clotaire, due ragazzi del nord della Francia negli anni Ottanta che si innamorano perdutamente, anche se il mondo sembra volerli separare. Le fabbriche, il porto, le notti rumorose fanno da sfondo a un amore che divampa. La regia è fisica, con una macchina da presa che sembra respirare insieme ai protagonisti: lo spettatore è trascinato dentro un amore che non conosce mezze misure.
La commedia amara di “Discesa libera” arriva il 18 e 19 ottobre. Sandro Torella dirige e interpreta Manuel, attore cacciato dal mondo dello spettacolo che diventa badante di un anziano malato di Alzheimer. È un film che parla di memoria e di riscatto nel quale il confine tra scena e vita reale si fa labile. Torella dosa bene ironia e malinconia firmando un’opera dal passo leggero ma dalle domande profonde.
Il tema della cura ritorna in “Come gocce d’acqua” di Stefano Chiantini, in rassegna il 24 e 25 ottobre. Jenny, promessa del nuoto, deve prendersi cura del padre dopo un malore. Il film racconta la lenta ricucitura di un rapporto spezzato, fatto di silenzi e piccoli gesti.
Chiantini guarda i suoi personaggi con rispetto lasciando che sia il tempo a fare il suo lavoro: la regia preferisce i dettagli, i volti e i corpi, alla drammatizzazione forzata.
L’autunno entra nel vivo e la neve avvolge lo schermo con “Piccole cose come queste” di Tim Mielants, in programma l’1 e 2 novembre. Cillian Murphy è Bill, carbonaio che scopre gli abusi delle Magdalene Laundries e sceglie di agire. La fotografia cupa, fatta di chiaroscuri e ombre profonde, restituisce l’angoscia di una comunità complice. Il film diventa un atto di coscienza collettiva: un racconto che costringe lo spettatore a interrogarsi.
Da Dublino a Teheran con “Il mio giardino persiano” di Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha, in proiezione il 7 e 9 novembre. Mahin, vedova, decide di riaprire la porta all’amore con Faramarz, tassista solitario. Un film lieve ma sovversivo perché osa raccontare una donna che prende l’iniziativa, che sceglie il desiderio anche a costo di sfidare le regole sociali. La regia restituisce una Teheran viva, pulsante, non stereotipata.
Il viaggio prosegue con “Tutto il tempo che abbiamo”, in arrivo il 15 e 16 novembre. John Crowley firma un film che cattura la fragilità del tempo seguendo due vite che si intrecciano per un decennio. Andrew Garfield e Florence Pugh danno corpo a una storia che alterna dolcezza e perdita, raccontata con una regia che privilegia sfumature e piccoli dettagli più che i grandi colpi di scena.
Il mistero prende il sopravvento con “Il caso di Belle Steiner” di Benoit Jacquot, in programma il 22 e 23 novembre. Guillaume Canet è un professore accusato dell’omicidio di una ragazza ospite in casa. Il regista costruisce un labirinto di sguardi e sospetti con una messa in scena raffinata che ricorda il miglior noir francese. Le semisoggettive e le dissolvenze contribuiscono a un senso di ambiguità costante fino a un finale che lascia lo spettatore in sospensione.
La delicatezza torna con “L’amico fedele”, in rassegna il 29 e 30 novembre. Naomi Watts è Iris, scrittrice che deve affrontare il suicidio del suo migliore amico e crescere il cane che lui le ha lasciato. Il rapporto con l’animale diventa specchio del lutto e occasione di rinascita. McGehee e Siegel dirigono con tono intimista accompagnando lo spettatore in un percorso di accettazione che unisce malinconia e leggerezza.
Il gran finale è affidato ad “Aragoste a Manhattan” di Alonso Ruizpalacios, in cartellone il 6, 7 e 8 dicembre. La cucina di un ristorante newyorkese diventa un palcoscenico corale nel quale si intrecciano amori, gelosie, sospetti e sogni di riscatto. Rooney Mara guida un cast affiatato in un film girato in un bianco e nero che esalta tensioni e contrasti. Un piano-sequenza straordinario accompagna il momento di massima tensione trasformando il caos della cucina in una danza collettiva.
Dieci fine settimana per guardare il mondo da prospettive nuove, per lasciarsi spiazzare da storie che parlano di noi. L’autunno del Cinema Impero è un invito a lasciarsi toccare dalle storie, a portarsele a casa, a farle diventare parte del proprio racconto.
No Comments