I progetti presentati per il Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS) dal Comune di Brindisi costituiscono certamente alcuni dei possibili sostegni allo sviluppo e le osservazioni critiche presentate dall’associazionismo e dai diversi sindacati meritano la massima attenzione.
Mentre appare chiaro che non manca la capacità progettuale, ci si chiede se per affrontare il declino sociale ed economico della città sia più importante il marketing territoriale con le politiche culturali, il sostegno alle imprese, lo sviluppo delle infrastrutture (in primis il porto), il miglioramento urbanistico, quello dei servizi pubblici oppure tutti questi insieme e ciascuno in quale misura. E quali siano i decisori politici responsabili di ogni area di intervento.
Prima ancora, però, si tratta forse di esplicitare una “idea di città” che includa certamente la vita urbana quotidiana ma anche il ruolo che si intende svolgere nella economia mondiale che cambia.
Quando 70 anni fa Brindisi fu scelta come sede di sviluppo industriale ciò avvenne per la presenza del suo porto. Questa caratteristica potrebbe essere ancora vincente se si considera che il porto di Brindisi è tra i porti europei uno di quelli più vicini ai mercati emergenti. Una caratteristica che, insieme ad un decisivo contrasto alla criminalità organizzata e ad un sostanziale ammodernamento della burocrazia, potrebbe rappresentare ancora un elemento di reale attrazione imprenditoriale.
Il direttore di Confindustria Brindisi, dott. Angelo Guarini, ha di recente espresso il rammarico della sua organizzazione per la preferenza accordata dalla società LyondellBasell allo stabilimento di Ferrara per la realizzazione di un impianto pilota per il riciclo molecolare della plastica e ha attribuito la mancata scelta di Brindisi alla scarsa attrattività del nostro sito per mancanza di politiche locali incentivanti.
Il direttore di Confindustria, inoltre, lamenta la mancanza nei progetti per il Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS) di un sostegno diretto alle imprese, come sarebbe avvenuto in altri contesti regionali, e la presenza solo di progetti per la creazione o il rafforzamento di infrastrutture.
La dichiarazione fornisce l’occasione per osservare che il rammarico espresso, peraltro condivisibile, andrebbe ragionevolmente rivolto verso la società interessata la quale ha chiarito, peraltro, come il motivo della scelta di Ferrara risieda nella presenza in quello stabilimento del suo centro di ricerca. La provincia di Ferrara è poco più piccola di quella di Brindisi in termini di abitanti: nella sua industria e nel terziario lavora il 21% dei residenti a fronte del 16% nella nostra area, nonostante l’età media della popolazione sia più elevata di quella brindisina.
Come Brindisi, anche Ferrara ha uno sbocco portuale con la possibilità di utilizzare il vicino porto di Ravenna. Dai dati Istat 2017 in entrambe queste province si rileva che il maggior numero di occupati si trova nel manifatturiero mentre a Brindisi lo stesso è costituito dagli impiegati nel commercio. A Ravenna, inoltre, la percentuale di occupati nei trasporti è del 6% contro il 4% di Brindisi. A ciò si aggiunge il dato che nella sanità e nei servizi socio assistenziali a Brindisi lavora un operatore ogni 100 abitanti, 1,5 a Ferrara e 2 a Ravenna.
Da questi confronti sembra emergere che la prevalenza delle attività manifatturiere e una maggiore presenza di occupati nei trasporti ed in sanità costituiscano in sintesi le principali differenze tra le due realtà economiche.
Ci chiediamo allora se non sia ragionevole ipotizzare che possano essere state queste le ragioni di una preferenza di altri siti (in questa ed in altre circostanze) nelle decisioni localizzative di aziende che si siano trovate a vagliare la convenienza di investire a Brindisi anziché i paventati timori per l’inquinamento ambientale tenendo sempre presente che gli investimenti per gli investimenti e che la crescita per la crescita, a tutti i livelli e quindi anche a quello locale, non sono sempre un valore e anzi possono diventare devastanti se non sono selettivi e cioè capaci di promuovere giustizia sociale e tutelare l’ambiente contro le tante aggressioni che di solito subisce.
L’esperienza della prima industrializzazione del Sud dovrebbe aver insegnato che non è sufficiente produrre, ma è necessario scegliere cosa produrre favorendo l’economia che soddisfa soprattutto i bisogni fondamentali, secondo il concetto ormai assimilato di sostenibilità di un territorio.
I precedenti confronti territoriali sembrano dirci che anche il potenziamento dei servizi alla salute ed alle persone sono in grado di aumentare l’occupazione oltre che il benessere collettivo.
La necessità di esplicitare le visioni di fondo da parte dei decisori aiuterà l’efficacia della progettualità amministrativa ma gli Enti locali dovranno trovare anche forme di consultazione agili e permanenti dei soggetti in grado di fornire qualificati contributi preventivi sui temi in discussione. E a tale riguardo proponiamo che questo impegno sia avviato da una “assemblea cittadina sui problemi di Brindisi”.
FORUM AMBIENTE SALUTE E SVILUPPO
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