Rammarica dover aprire una riflessione sulla giornata della memoria con l’amarezza per il vile gesto compiuto nei giorni scorsi contro la Comunità Ebraica di Roma a cui deve giungere la solidarietà’ unanime di tutti noi, ma questo rende ancora più indispensabile ricordare.
Negli ultimi tempi ho sentito parlare sempre più spesso di rinnovamento della politica, resto dell’idea che questo non possa prescindere da un legame forte col passato, la storia e con la memoria che deve costituire la nostra guida, la bussola che ci orienterà nelle scelte quotidiane, soprattutto quelle che riguardano la collettività.
E’ necessario ristabilire questo legame soprattutto oggi visto che incombe la minaccia di pericolose derive xenofobe, omofobe e sessiste.
Per capire quanto sia reale questa minaccia, basta affacciarsi sulla piazza virtuale dove la gente si esprime senza freni inibitori, sarà semplice cogliere la drammaticità del momento.
Sì, perché il 27 gennaio il mondo ricorda l’olocausto e le vittime del nazismo e l’olocausto è quel genocidio che ha sterminato in pochi anni sei milioni di ebrei, ma anche oppositori politici, gruppi etnici ritenuti inferiori come Rom, Sinti, Jenish, gruppi religiosi come i testimoni di Geova e i pentacostali, omosessuali, malati di mente e portatori di handicap.
Può sembrare assurdo che milioni di persone innocenti possano essere state sterminate con una lucidità, una disumanità e un’organizzazione così diabolica da loro simili sotto gli occhi del mondo, eppure è accaduto.
Non è scontato che nel corso della storia non possano ripetersi avvenimenti di questo tipo, l’unico modo per evitarlo è quello di tenere sempre lucido il ricordo, tramandare la memoria nelle famiglie, nelle scuole, nei centri di aggregazione, ovunque e custodire gelosamente tutto ciò che la supporta, i luoghi, i documenti, i racconti, i ricordi.
Lo dobbiamo a quei milioni di morti, ma lo dobbiamo anche a tutti quelli che ancora oggi nel mondo continuano a morire perché considerati diversi e quindi inferiori.
Ricordare però non basta, è necessario accostare alla memoria della tragedia, la cultura della condivisione che considera la diversità ricchezza da accogliere e non da combattere.
E’ necessario che si impegnino a farlo quelle stesse famiglie, scuole, centri di aggregazione, ma è necessario che lo faccia anche la politica che deve fare da esempio ritrovando il senso dello stare insieme, della condivisione, del confronto civile e democratico più che dello scontro e dei toni esasperati, una moderna resistenza verso quelli che vorrebbero disumanizzare un mondo che appartiene a tutti.
In questo ognuno di noi deve sentirsi impegnato in prima persona quotidianamente.
Daniela Faggiano
Segreteria Provinciale PD
No Comments