May 1, 2025

LA GIORNATA DELLA MEMORIA
“Non è l’odio, non è l’intenzione malvagia, non è il male stesso il nostro peggiore nemico. E’ l’indifferenza che ci rende sterili, opportunisti, inutili”.
(La fragilità umana)

Il 27 gennaio 1945, qualche mese prima della fine della II guerra mondiale, le truppe sovietiche aprirono i cancelli del campo di stermino di Auschwitz. Una guerra spaventosa che provocò la morte di circa cinquanta milioni di persone in tutto il mondo.
Ad essere umiliati e soppressi ad Auschwitz e negli altri campi di sterminio, non furono solo gli ebrei, ma anche i rom, i dissidenti politici, gli omosessuali, i disabili, i testimoni di Geova, i malati psichici e tutte quelle categorie, che secondo l’ideologia sociale nazista non avevano diritto di vivere, ma fu umiliato,anche e soprattutto, il senso di appartenenza al genere umano.
Lo stesso governo fascista italiano, a partire dal 1938, in sintonia con quello tedesco hitleriano, promulgò le leggi razziali a difesa della “razza italiana” che colpirono pesantemente la popolazione ebraica, i diversi, con un carico asfissiante di divieti e di prevaricazioni su ogni aspetto della loro vita, che furono applicate con grande crudeltà, nell’ indifferenza di gran parte della popolazione italiana.
Oggi, si distanza di oltre 80 anni da quei fatti, se si vuole evitare di scadere nel ritualismo della celebrazione fine a se stessa, si deve andare al di là della suggestione emotiva e del giusto cordoglio della Giornata della Memoria (istituita con la legge 210 del 20 luglio del 2000) e cogliere l’ occasione di un approfondimento della conoscenza storica, per discutere, per confrontarsi, per stimolare il pensiero critico e la riflessione su quanto accadde, sulle cause, sulle dinamiche che fecero da supporto alle persecuzioni ed alla carneficina di milioni di persone, molti dei quali nei campi di sterminio nazisti.
Perché quelli avvenimenti, quella ferocia non si realizzarono per effetto di fatti imprevedibili e misteriosi, ma furono la conseguenza di precise scelte di tipo politico e culturale, che superarono l’evento bellico per la crudeltà del disegno criminale di stermino dei “ diversi”, che trovò terreno fertile nella fragilità dell’uomo, nelle sue ansie.
Per mero calcolo politico “ I DIVERSI “erano stati elevati, e lo sono tuttora, al rango di capro espiatorio di tutte le difficoltà, insicurezze e paure generate dall’elevato grado di competività che si à affermato con la modernità che ha reso l’individuo più indipendente, più critIco, ma al tempo stesso più fragile, più impaurito, più facilmente manipolabile sui quali ebbe a svilupparsi agevolmente il germe dell’intolleranza e della xenofobia nei loro confronti.
Allora pensare di limitare tutto alla sola celebrazione della giornata della memoria nella convinzione che possa da sola servire ad evitare che possano ancora ripetersi fatti del genere, non credo che abbia una qualche validità o efficacia.
Non funziona. Perché se fosse vero molte cose non accadrebbero nel presente e che invece si presentano ogni giorno nella loro valenza di malvagità e di sofferenza.

Da qui si dovrebbe partire per intraprendere un percorso di cambiamento culturale, per imparare a vivere senza sentire la necessità, per sentirsi protetti, di dover essere necessariamente uguale agli altri, per imparare a sentirsi più forti, affrontando il mondo con curiosità, accettando il diverso come occasione di confronto e arricchimento, rifiutando di inseguire illusioni e scorciatoie pericolose. Ma vivere così purtroppo non e’ semplice.
L’amministrazione comunale di Brindisi, come dice la legge, dovrebbe prendere lo spunto dalle tragedie del passato per ragionare insieme ai ragazzi, per confrontarsi con loro, per riflettere e far riflettere sulle conseguenze dell’intolleranza, per riflettere sulla guerra, sulle sue conseguenze. Non riferendosi solo ed esclusivamente al passato, ma anche al presente. Alle migliaia e migliaia di morti, che avvengono in moltissime parti del mondo e a tutti gli episodi terribili connaturati con la guerra, che stanno comportando il sacrifico di tanti ragazzi, di tanti giovani, di tante donne, di tanti uomini inermi.

Nella indifferenza di moltissimi cittadini.

John Crest

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