December 6, 2024

papa-luigi-bigLa passione per le poesie in vernacolo che rispecchiano situazioni vissute con un preciso e prezioso colorito al verso mi è sorta dalla lettura dei versi del mio pro-zio Papa Luigi De Marco (1877-1949), fratello di mia nonna Cosima De Marco Indini.
Don Luigi De Marco venne considerato il legittimo continuatore di un altro grande poeta dialettale brindisino, don Agostino Chimienti. Seppe dare il preciso ed esatto significato desiderato dall’autore e il colorito spiccato, con il tono squisito e il tocco magico che colpiva il lettore sensibile ed esigente in un dialetto con vocaboli prettamente in vernacolo ma leggibili.

Qua mi sta lassunu, sola sulata,

Ti tutti ddiavvulu so bbandunata.

 

Zio Luigi, non ebbe mai ambizioni letterarie, né si diede atteggiamenti velleitari di poeta, motivo della mia ammirazione e nel ritenerlo esempio imitabile.

Nella collaborazione con il giornale satirico locale “PAPAMOSCAS”, Papa Luigi ebbe parte predominante come “ lu Sciabbicotu” con l’indicabile:
TULURI TI PANZA …………….

Imu saputu  

Ca na pignata

Ti vampasciuni

S’è sculacciata.

 

Ma ntra S. Pietru

ti li scauni

Zicca a fa effettu

li vampasciuni.

 

Presto figliole

datemi un vaso

sto crepando

per S. Tommaso

 

Fuci Carmela

 fani cu passa

Ci nò lu papa

Mò ndi la lassa.

 

Doppu menz’ora

ca intra è statu 

Papa Luviggi 

S’è difriscatu.

 

Grazie figliole

Del gran piacere

Ccè di chè papa

E’ nu duveri.

 

 

Molti miei versi rimati in vernacolo, risonano come “culacchi” (barzellette) poiché spesso traggono spunto da un fatto realmente accaduto, altre volte descrivono un personaggio un po’ maldestro, altre ancora denunziano delle situazioni poco felici, ma i “culacchi” sono sicuramente le più significative espressioni culturali delle nostre tradizioni.

 

Aldo Indini – Cultore di storia locale

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