May 11, 2025

MAPRIParlare di biblioteca comporta, per chi scrive, riandare con la memoria a quella che un tempo era ubicata in piazza Duomo, nelle sede dove poi si è insediato il MAPRI, il Museo Archeologico Provinciale “F. Ribezzo”.
Una grande sala di lettura con due lunghi tavoli attorno ai quali, da una parte e dall’altra, erano sistemate pesanti poltrone dalla seduta in finta pelle. Di giorno erano le grandi vetrate a riempirla di una luce che rendeva lo studio perfino gioioso, mentre alla sera era quella degli abat-jour di ottone a colorare il soffitto di un prezioso verde smeraldo.
In quel luogo ovattato, col pretesto delle ricerche, si scopiazzava dal Pindemonte la traduzione dell’Odissea o dal Monti quella dell’Iliade e, sfidando l’occhiuto controllo del personale di servizio, si riusciva a rubare lo sguardo ˗ talvolta anche un sorriso ˗ della ragazza di fronte alla quale ci si era intenzionalmente seduti.
BIBLIOTECA_BRINDISI[1]E ora, con la paventata chiusura della biblioteca, quella “nuova” di Viale Commenda, in un sol colpo si vogliono cancellare i ricordi degli anziani e il futuro, culturalmente parlando, dei giovani.
Se non bastasse, la stessa sorte rischiano il Museo Provinciale e la Fondazione Nuovo Teatro Verdi.
Ma stiamo scherzando?!
Per intimo convincimento rifuggo dagli anglicismi, ma in questo caso non posso fare a meno di gridare: “I care”. Mi prendo cura, m’interessa, mi coinvolge personalmente questa minaccia. Come vecchio frequentatore di quel luogo, come persona che ama la cultura in tutte le sue forme e, non ultimo, come cittadino di una Brindisi che non merita quest’altro schiaffo!
È sufficiente dire che è la Legge n. 56/14 (c.d. Delrio) e quella di Stabilità del 2015 a volere tutto questo? E perché chi vive di queste cose ˗ intendo i signori politici – non hanno a suo tempo immaginato quello cui si sarebbe andato incontro? Per tante cose questi personaggi hanno la vista lunghissima, più di quella dei lupi, mentre per altre l’hanno corta come quella delle talpe.

 

Si sapeva da un pezzo dove avrebbe condotto la riforma che ha lasciato agli “Enti di area vasta” solo le funzioni ritenute fondamentali, cioè Ambiente, Pianificazione territoriale, Edilizia scolastica e programmazione della rete scolastica provinciale, Viabilità e Trasporti, Assistenza tecnico-amministrativa agli Enti locali, Pari opportunità.
Tutto il resto, ad eccezione del Mercato del lavoro e della Polizia provinciale che dovrebbero avere una regolamentazione a parte, viene considerata “funzione non fondamentale”.

A cominciare dalla Cultura.

In questo si è perfettamente in linea con la ridicola affermazione dell’ex ministro Tremonti: la cultura non paga!
alessia libri immaginazioneE invece, cari signori politici a tutti i livelli, a cominciare dal Grande Rottamatore (solo ora comprendo appieno il senso drammatico insito in quella definizione), la biblioteca è un bene comune indispensabile.

Sempre più indispensabile. Nessun Google e nessun Amazon potrà mai sostituirla.

E nessuna crisi dovrebbe mai sacrificarla. Perché la cultura è il primo fattore che può permettere di vincere la crisi e la biblioteca, alla pari con il Museo e il Teatro, in una fase di depressione economica come la presente, possono diventare addirittura un’opportunità di welfare.
Per non dire che tra quelle pareti si riunisce la nostra gioventù studentesca.

Lì c’è travaso di idee, confronto su quello che si è al presente e quello che si deve realizzare, quello verso cui tendere. In una città che soffre (diciamolo!) di una mancanza stabile dell’Università, la biblioteca ne rappresenta una sorta di surrogato. È la fucina della intellighenzia del domani, quella della futura classe dirigente, brindisina e non. E ce la vogliono togliere?!
Diceva Cicerone: «Se hai una biblioteca che apre su un giardino, non ti manca nulla».

biblioteca-provincialeQui, a Brindisi, non solo non abbiamo il giardino attiguo alla biblioteca, ma, tra non molto non avremo più nemmeno la biblioteca! Mentre altrove la biblioteca diventa sempre più un luogo di aggregazione, secondo il modello delle “public library”.

Uno spazio accessibile a tutti, magari dotato di poltrone e divani, di giardini e terrazze, di Internet point, di caffetterie e di luoghi di incontro per bambini oltre che di sale per gruppi di lettura.
Insomma, nel Paese della lettura a livelli minimi europei, nel Paese in cui solo un terzo dei cittadini ha comperato almeno un libro nell’ultimo trimestre, nel Paese in cui l’analfabetismo di ritorno è un fenomeno diffuso e la comprensione dei testi più semplici è un privilegio per pochi, le biblioteche stanno diventando un presidio, oltre che di cultura, di socialità. Solo a Brindisi si va in controtendenza!

 

E allora cosa fare? Sarà sufficiente un comizio organizzato frettolosamente su Facebook o una contestazione studentesca a bloccare la minaccia in corso? Non credo proprio. La difesa della biblioteca e degli altri Enti, sia sotto l’aspetto di contenitori culturali che sotto quello del danno occupazionale che ne deriverà, va fatta presso le opportune sedi istituzionali. In altri termini va demandata alla politica.
Non si può aspettare supinamente che la Regione (già in ritardo con l’emanazione della delibera sulle deleghe) vada avanti per la propria strada senza curarsi del disastro che si sta delineando all’orizzonte. Lo stesso ministro Dario Franceschini va opportunamente sensibilizzato. Bisogna distogliere questi signori dalle piccole beghe di partito e costringerli a pensare più in grande.

 

 

Brindisi ....Scorci Brindisi sta morendo!

A tutti gli Enti già soppressi e/o trasferiti si aggiungeranno questi altri e poi, in un assurdo crescendo, la Capitaneria di Porto, la Camera di Commercio, le sedi distaccate delle Università, la Prefettura…

 

Le elezioni regionali sono alle porte. Anziché lavorare sulle liste, questi signori affrontino questioni più serie! Anziché affiggere manifesti elettorali lunghi 23 (ventitré) metri targati “Il sindaco della Puglia”, pensino veramente al benessere dei cittadini. Che non si può certo accontentare delle quattro casette (peraltro chiuse il giorno di Pasquetta), di due cavalli buoni solo a sporcare il già dissestato basolato e di un orribile mega uovo di plastica sistemati nel salotto buono della città!
E non credo nemmeno fattibile una possibile aggregazione tra i Comuni della Provincia per sostenere economicamente e gestionalmente il patrimonio culturale di tutto il territorio. Per la semplice ragione che i Comuni hanno da pensare alle loro piccole biblioteche e ai loro piccoli musei.
Né appare facilmente attuabile l’idea del sindaco Consales di coinvolgere nel salvataggio di questi Enti pubblici le grandi aziende e i privati che operano sul territorio. A tal proposito mi pare lapidaria l’affermazione del Presidente di Confindustria Giuseppe Marinò: «Siamo alla canna del gas!».
L’imperativo rimane uno e uno solo: pretendere dai politici (in primis da quelli della Regione) la soluzione di un problema che hanno sottovalutato fin dal primo momento.
Marguerite Yourcenar affermava: «Fondare biblioteche è come costruire granai pubblici, ammassare riserve contro l’inverno dello spirito».
L’amaro commento è che, da noi, rischiano di non rimanere in piedi nemmeno i granai.

 

Guido Giampietro

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