La vicenda legata alla pagina TikTok Pentiti Brindisini, che aveva creato grande scalpore nei giorni scorsi, si arricchisce di un nuovo, inquietante capitolo. Dopo l’intervento della Procura Distrettuale Antimafia (DDA) di Lecce, che aveva portato alla chiusura del profilo, la pagina è stata prontamente riaperta, in un atto che appare come una sfida diretta alle istituzioni.
Il profilo era stato portato all’attenzione pubblica da Gianmarco Di Napoli, giornalista e direttore de “Il 7” nonché collaboratore di Antenna Sud. Di Napoli aveva raccolto la dichiarazione di Adriano Stano, ex boss della Sacra Corona Unita e ora collaboratore di giustizia che aveva rivelato di aver “Ho scoperto che su una pagina di TikTok c’è la mia foto e quelle di altri collaboratori di giustizia. Ma c’è qualcosa di più serio sotto: la pagina si chiama Pentiti Brindisini”.
Di Napoli aveva messo in evidenza come il vero pericolo non fosse solo la pubblicazione delle immagini dei pentiti, ma il fatto che il gestore anonimo della pagina fosse estremamente informato sulla Sacra Corona Unita (SCU). La pagina, che aveva rapidamente raccolto oltre 1.500 follower, molti dei quali con profili autentici, sembrava essere stata creata con l’intenzione di fomentare un clima di odio e potenzialmente scatenare ritorsioni e atti di violenza.
A seguito dell’ondata di preoccupazione generata, la DDA di Lecce ha aperto un fascicolo sulla pagina Pentiti Brindisini e sul suo misterioso creatore. La chiusura del profilo sembrava essere un primo passo verso la risoluzione di un caso che poteva avere conseguenze gravi, soprattutto in un periodo in cui sono in corso processi cruciali contro esponenti di primo piano della SCU, nei quali il ruolo dei collaboratori di giustizia è fondamentale.
Nonostante l’intervento delle autorità, la pagina è stata riaperta poche ore dopo la chiusura, con tre nuovi post che riportano, tra le altre cose, il servizio di Gianmarco Di Napoli e sei screenshot di articoli di siti internet riportanti la notizia dell’account tiktok “Pentiti Brindisini”. Tra di essi, anche quello dell’articolo di Brundisium.net.
Questa riapertura lampo, in aperta sfida alle istituzioni, dimostra non solo l’intenzione di continuare a mettere in pericolo le vite di chi ha scelto di collaborare con la giustizia, ma anche un tentativo deliberato di destabilizzare ulteriormente l’ambiente già teso che circonda la SCU e le forze dell’ordine impegnate a contrastarla.
La vicenda, lungi dall’essere conclusa, evidenzia che le autorità giudiziaria sono pronte a dare una risposta forte e coordinata ma, soprattutto, che è necessario un consenso più ampio a magistratura e forze dell’ordine da parte delle altre istituzioni e dell’intera cittadinanza al fine di negare qualsiasi consenso alle mafie e condannare, senza indugio, azioni che mettono a rischio solo l’ordine pubblico e la vita delle numerose persone coinvolte.
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