February 12, 2025

Poco avvezzo ai social, resto sorpreso da un articolo capitato per caso alla mia osservazione e apparso su Brundisium.net a firma di Ernesto Musio. E’ invitante per una riflessione che non è una risposta e non la desidera.

Chi vi scrive è nato a S.Pietro Vernotico, direi nel secondo dopoguerra, negli anni 50, figlio di un fabbro, cresciuto nella cittàdina più importante del comprensorio, allora percepita come città più che come paese: l’Ospedale di prestigio con medici di alto profilo, la Pretura, la Stazione Ferroviaria, le fiorenti parrocchie, una fervente attività artigianale e commerciale, l’agricoltura amata e vissuta, gli stabilimenti vinicoli che davano un profumo alla città per tutto l’anno, le feste patronali, la Befana del Vigile, le sagre religiose etc.

Un grande senso di appartenenza alla “nostra” S. Pietro, all’ombra di grandi educatori e maestri di vita, di religione, di scuola. Noi giovani ci aggregavano nell’Azione Cattolica e ci sentivano i protagonisti della vita cittadina: volontariato, attività sportive, gite, celebrazioni, attività teatrale, uniti da un filo invisibile ma presente di senso civico rispettoso e duraturo, cristiano ma anche laico.

Siamo cresciuti e la diaspora di necessità ci ha allontanati da San Pietro dove sono rimasti gli stanziali, i lavoratori autoctoni, coloro che – anche per politica – avevano necessità di restare.

Si è compiuta negli anni una mutazione storica della nostra città, dove gli amministratori sono stati colti di sorpresa, dimostrando di essere incapaci di reagire. Una presa d’atto inesorabile. Pur vivendo fuori, ho sempre frequentato la mia S.Pietro; ho custodito, assistito e sepolto i miei genitori, umili artigiani cristiani, ho svolto la mia attività professionale anche se occasionale, ho dedicato momenti di scambio culturale con i miei concittadini. Ho vissuto quindi gli eventi di questi 30 anni; non ho vissuto però le diatribe politiche se non da lontano ed epidermicamente. La crisi “culturale, civile, morale”, affermata nell’articolo letto, sin dagli anni ’80 ha avuto dei protagonisti; essa non si è determinata per volontà sconosciute; ogni atto pubblico – come si dice – è una scelta di interesse personal-politico, presentata però nelle tornate elettorali come interesse di popolo. Le nostre parrocchie sono state in questi anni gli unici baluardi di difesa del decadimento, a testimonianza di quel filo invisibile di senso civico e religioso che ha animato la storia della nostra città dalla sua origine.

Ed in queste brevi e sia pur imprecise righe io ritrovo una sciagurata somiglianza con la realtà nazionale di questo inizio del 3 millennio, intrisa di pauperismo, di confusione, di ateismo, di deriva morale, di minimalismo, di sconfinamento per citare la definizione del filosofo Marcello Veneziani o di relativismo etico per citare Papa Benedetto XVI, custode della nostra Fede Cristiana.

 

Oggi San Pietro è una città “abbandonata”, al pari della nostra cara Patria, preda dell’erba alta ad ogni angolo, con le aiuole traboccanti di gramigna, nell’indifferenza generale di chi guarda e ritiene tutto ciò appartenere ad altre realtà, ad altri cittadini, le strade con l’asfalto divelto, l’anarchia del traffico nei punti nevralgici, l’assalto di chi vuol vendere e si appropria di spazi pubblici come fosse una città di fantasmi, la scomparsa di attività commerciali, il buio di alcune strade importanti per la vita cittadina, etc.etc.

 

Una città senza NORME, anormale.

Con un solo quinquennio di sana e retta amministrazione, tre decenni di scelte politiche dettati dai sindaci citati in sequenza nell’articolo. Per tutte, due citazioni.

La corsa alla centrale elettrica di Cerano è stata una sciagurata scelta che – a fronte di qualche posto di lavoro – ha snaturato, avvilito, ammorbato il territorio e la nostra città; tutti sordi ovviamente all’allarme degli esperti, tutti pronti a sventolare i carteggi delle cose fatte in regola. Benefici per la nostra Città? Nessuno e a nessun cittadino. Chi erano coloro che a suo tempo sottoscrivevano il si a tale “strategica” ma scellerata scelta?
La morte del nostro Ospedale, quale esempio di lungimirante politica del “non fare”? Lenta, ma inesorabile, accompagnata nel de profundis da decisioni che noi cittadini non potevamo comprendere e coloro che celebravano il rito funebre non le hanno spiegate a suo tempo. Nella provincia di Brindisi era il faro della medicina e qualcuno nelle sedi regionali lo ha spento, consegnandoci ad una progressiva povertà assistenziale.

 

Ad ogni tornata elettorale tutti propongono, analizzano, tentano di convincere noi cittadini circa la bontà del loro programma cosiddetto politico, anche quando la Nazione si è espressa in modo chiaro verso alcuni di questi partiti. Noi cittadini abbiamo un’ultima libertà: dubitare!

 

Noi cittadini, di fronte alle esortazioni che ci vengono proposte, dobbiamo ora fare uno sforzo di memoria per ricordare il passato recente, i protagonisti delle scelte disarmoniche che hanno condannato la nostra cara S.Pietro all’oblio di oggi; per ricordare poi un passato meno recente, laddove erano poste le nostre radici “culturali, storiche, civili”, ossia nel senso civico, nel rispetto istituzionale, nel fervore delle attività sociali, nella presenza di maestri ed educatori, nel rispetto dei valori religiosi, nell’appartenenza ai nostri campanili.

 

I cittadini di San Pietro ora stanno riflettendo se fare passi indietro, dei quali conoscono però la cadenza e la portata; se fare passi in penombra non distinguendo il profilo verso chi si propone quale indimostrata alternativa oppure riordinare le idee e cominciare a credere per il prossimo lustro in una ricostruzione, in una ricrescita senza urla, falsi proclami, giudizi temerari o calunniosi, bugie, ma affidandosi a chi “senza fobie” ha già dimostrato competenza professionale e attaccamento a quei valori.

 

Uno slancio umano, religioso e civile per una CITTA’ NUOVA.

 

Un abbraccio a tutti i concittadini.
Luigi Molfetta

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