Una delegazione del gruppo di azione spontanea per Torre Guaceto e Serranova è stata ricevuta dal presidente del Consiglio Onofrio Introna e dalla Conferenza dei presidenti dei Gruppi consiliari.
La denuncia del comitato, che ha manifestato innanzi al palazzo del Consiglio regionale riguarda il depuratore di Torre Guaceto che come è noto, “a causa di un malfunzionamento sta scaricando centinaia di metri cubi al giorno di liquami fognari non filtrati nel Canale Reale che sfocia sulla riva della zona A della riserva di Torre Guaceto”.
“Abbiamo tutti le stesse sensibilità e le stesse preoccupazioni – ha detto il presidente Introna – e il Governo regionale ha mostrato tutto l’interesse a trovare soluzioni tecniche al fenomeno”.
Infatti la stessa delegazione ricevuta da Vendola ieri ha acquisito l’impegno della Giunta a “fare presto e con massima tensione nei confronti dell’ambiente e dei cittadini”.
È stato convocato un tavolo per il prossimo 27 ottobre e Introna ha ribadito che “c’è massima concentrazione di tutti i rappresentanti dell’istituzione perché non si perda tempo. Il Consiglio regionale, in tal senso farà in modo che arrivi alla Giunta anche la raccomandazione ad accelerare il passo su questo tema”.
“Sarebbe poco serio da parte nostra tentare di fornire soluzioni – ha concluso il presidente Introna – noi non siamo tecnici, possiamo solo garantire il nostro impegno politico a tenere alta l’allerta e garantire che ci si muoverà tenendo conto della salvaguardia del nostro mare, del territorio e della salute dei cittadini. Una <trinità> indissolubile per quanto ci riguarda”.
“Abbiamo raccolto le ragioni di una protesta sacrosanta dei cittadini del brindisino per la vergognosa situazione di Torre Guaceto e per l’impianto di compostaggio di Carovigno annoverabile tra le emergenze rifiuti che da tempo denunciamo nell’inconsistenza delle politiche regionali per l’ambiente”. Lo sostiene in una nota il Vicepresidente del Consiglio regionale, Nino Marmo, che questa mattina ha ricevuto, assieme al presidente Introna e ai capigruppo, una folta delegazione di manifestanti.
“Non solo condivido le ragioni della protesta – prosegue – ma anche le proposte risolutive. Per l’oasi protetta non è concepibile l’adozione di soluzioni tampone, come il prolungamento delle condotte, ma è opportuno l’utilizzo delle migliori tecnologie e di un impianto di affinamento delle acque reflue (discorso valido per tutto il territorio pugliese, come a Bisceglie e Manduria). L’utilizzo di acque provenienti dai depuratori con l’ulteriore fase di affinamento, in un piano ragionevole autorizzato dall’Ue, servirà al rifacimento della falda a rischio di salificazione e per l’irrigazione. Nel frattempo, è giusto, come evidenziato anche dai manifestanti, che si chiuda immediatamente il depuratore non funzionante e si ripristini lo scarico in falda. Per quanto concerne, invece, l’impianto di compostaggio di Carovigno e vista la disponibilità del Comune di Brindisi, sarebbe il caso di prendere subito in considerazione l’idea di incrementare la capacità dell’impianto brindisino invece di disseminare i rifiuti nel territorio. Eviteremmo di assistere al caos di un impianto situato vicino a ulivi monumentali e zone protette del territorio”.
“Certamente, rifiuti e ambiente in generale rappresentano uno dei tanti talloni di Achille per la Puglia di questi ultimi dieci anni e i manifestanti hanno ragione da vendere: Brindisi non è la pattumiera della Regione. Vendola e il Pd – conclude Marmo – dovrebbero cominciare a rendersene conto”.
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