Potrebbe trovare conclusione martedì 27 Ottobre, presso il Palazzo della Provincia, l’ infinito ed estenuante procedimento amministrativo per il rilascio dell’ autorizzazione al progetto presentato dal Consorzio ASI, tramite Termomeccanica SPA, di un impianto per il trattamento dei fanghi derivanti dalla depurazione dei reflui urbani.
La richiesta per il rilascio di VIA e AIA fu depositata presso l’ Ufficio Ecologia della Provincia di Brindisi ad Agosto 2012, una vita fa, ma il procedimento non vide la luce prima di Gennaio 2013, causa un deprecabile rimpallo di competenze tra enti, che rese necessario un primo ricorso al TAR di Lecce affinché sbloccasse l’ impasse burocratico. Lo stesso TAR chiamato a esprimersi tre anni dopo, circa il diniego mosso al progetto dall’ Ufficio competente della Provincia, le quali prescrizioni sono state ritenute infondate da una sentenza che condanna in maniera impietosa l’ operato dell’ Ufficio Ecologia.
Venti lavoratori attendono ancora che la riuscita del progetto li salvi da una morte annunciata. Venti padri di famiglia estromessi e non ancora reinseriti nel mondo del lavoro, gravati da anni di tribolazioni non adeguatamente captate da chi dovrebbe garantire loro una strada per riscattarsi, quegli stessi “attori” abili a dividersi puntualmente su questioni scottanti come il lavoro. Il tempo, abbondantemente scaduto, rischia di diventare per loro una specie di bomba a orologeria: a fine Dicembre il sussidio di mobilità terminerà e a quel punto davvero sarà crollato per loro ogni altare di promesse, mai mantenute. E’ di stretta attualità leggere di ondate di disoccupati dovute a molteplici fattori, crisi economica in primis, e in questo senso gli enti locali, le istituzioni dovrebbero agire per invertire la rotta e non rendere Brindisi un deserto per pochissimi privilegiati. Obiettivo di Comune e Provincia dovrebbe sempre essere la salvaguardia dei lavoratori, non concedendo loro forme di sussidi a termine, ma tenendo una linea ferma ma propositiva per ciò che riguarda la concessione delle autorizzazioni, evitando che si perdano quei pochi investimenti ancora in piedi. Tutela dei posti di lavoro e salvaguardia ambientale nel caso in esame vanno di pari passo. Non si tratta di autorizzare un progetto in più o in meno, ma di dare una scossa all’ attuale stato abulico in cui versa il territorio in termini di autosostentamento ed efficienza impiantistica. Rinunciare alla tecnologia per seguire strategie astratte che, ad oggi, valorizzano solo il conferimento in discarica o il trasporto fuori sede dei nostri rifiuti/fanghi è sintomatico di una chiara e lampante pochezza di idee.
Agire con l’ impulso di dire NO a qualsiasi cosa, purché sia un NO, non giova più a nessuno. L’ impiantistica carente o molto spesso inesistente, è la prima causa di disagi e inefficienza ai danni di una incolpevole cittadinanza, nel ciclo dei rifiuti. Fare in modo che i progetti non siano sminuiti, valorizzarli, implementarli con le migliori tecnologie sul mercato, questa, secondo noi, è la strada da seguire.
Il ricorso all’ impianto per lo smaltimento dei fanghi è diventato ormai cosa imprescindibile, causa l’ incremento dei quantitativi locali e regionali dei fanghi da depurazione, non più idonei per caratteristiche chimiche e biologiche, ad essere impiegati massicciamente in agricoltura, e destinati a colmare insieme ai rifiuti “tradizionali” le nostre ormai traboccanti discariche.
La Uiltec-Uil, esprimendo fiducia nell’ operato di chi valuterà l’investimento, auspica l’ imminente conclusione della pratica, che ridarebbe vita ad una struttura industriale divenuta ormai solo un desolante bottino per atti vandalici, sebbene risulti totalmente di proprietà pubblica.
Certi che la tattica del disimpegno sarà accantonata e che con criterio si riesca a coniugare sviluppo, lavoro e tutela ambientale, confidiamo di riportare la serenità nella vita di venti famiglie e non solo, per le quali abituarsi al peggio sta diventando troppo “normale”.
Comunicato stampa UilTec
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