March 7, 2025

Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma e attuale segretario nazionale del Movimento Indipendenza, è al centro di un’inchiesta giudiziaria che ha portato alla revoca della misura alternativa dei servizi sociali e al suo arresto la notte di Capodanno.

La decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma, che ha disposto il carcere negando il ritorno ai servizi sociali, si basa su una “gravissima e reiterata violazione delle prescrizioni imposte” durante il periodo di affidamento in prova ai servizi sociali, seguito alla condanna definitiva a un anno e dieci mesi per traffico di influenze illecite, nell’ambito dell’inchiesta “Mondo di Mezzo”.

Secondo i giudici, Alemanno avrebbe costruito una rete di giustificazioni false per ottenere autorizzazioni agli spostamenti sul territorio nazionale, giustificandoli con impegni professionali e politici inesistenti. Tra le prescrizioni imposte, vi erano il divieto di uscire di casa prima delle 7 e l’obbligo di rientro entro le 22, oltre al divieto di frequentare pregiudicati.
Tuttavia, Alemanno ha ripetutamente violato tali regole, avvalendosi della collaborazione di una rete di “soggetti compiacenti”.

Tra questi figura anche Cesare Mevoli, consigliere comunale di Brindisi e capogruppo di Fratelli d’Italia, che allo stato non risulta destinatario di provvedimento.

Dalle intercettazioni e dagli atti dell’indagine emerge che Mevoli – come altri soggetti – avrebbe contribuito alla “sistematica, artata costituzione di documenti giustificativi” che consentivano ad Alemanno di richiedere autorizzazioni per i suoi spostamenti.

In un caso specifico, Alemanno contattò Mevoli per ottenere un invito professionale che giustificasse il viaggio a Gallipoli, cercando di mascherare i suoi movimenti con finalità lavorative.
L’invito fu inoltrato tramite PEC da uno studio legale brindisino contattato dallo stesso Mevoli.

L’ordinanza del Tribunale descrive Mevoli, al pari della segretaria, della sorella di Alemanno e di diversi legali (uno dei quali eserciterebbe nel foro di Brindisi) come un “soggetto compiacente”, parte integrante di un sistema volto a eludere le restrizioni imposte all’ex sindaco.

 

Alemanno, secondo il Tribunale, ha dimostrato “totale spregio dell’importanza della possibilità offertagli” dai servizi sociali. I giudici hanno sottolineato come la condotta dell’ex sindaco, supportata dai suoi complici, rappresenti un tentativo sistematico di eludere la giustizia. Le violazioni reiterate, inclusa la frequentazione di pregiudicati, sono state considerate incompatibili con l’obiettivo rieducativo della pena, portando alla decisione di revocare i benefici concessi.

Il coinvolgimento di Mevoli e di altri soggetti vicini ad Alemanno solleva interrogativi sull’uso delle istituzioni per fini personali e sulle conseguenze politiche per chi ha contribuito ad una vicenda che evidenzia, quantomeno, la necessità di rafforzare i controlli sulle misure alternative alla detenzione per prevenire abusi e garantire l’efficacia del sistema di giustizia penale.

In attesa dell’udienza per il possibile ripristino della misura alternativa, Alemanno resta detenuto nel carcere di Rebibbia. La vicenda, però, si arricchisce di nuovi sviluppi che rischiano di coinvolgere il suo entourage politico e personale.

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