June 23, 2025

colonna romanaE’ spontaneo chiedersi il perché, dopo la consegna della colonna e dopo gli affari conseguiti alla centralissima Lecce per porgevi sopra Santo Oronzo, gli uomini di cultura locali hanno cercato di convincere i Brindisini che il termine della navigazione non è rappresentato dalle Colonne di Ercole, bensì dalle Colonne Romane che dominano il porto con lo stemma “BRUNDUSII MARMOR GEMINAEQUE COLUMNAE”.

 

Nell’introduzione alla pubblicazione del manoscritto “Cronaca dei Sindaci di Brindisi 1529 – 1787” di Pietro Cagnes e Nicola Scalese , curata dagli Amici della A. De Leo (Luglio 1978), si afferma che è “attraverso due secoli e mezzo con questa Cronaca di vita brindisina, che si apre con la caduta di una delle due colonne, emblema della città il 20/11/1528».

L’opera è stata importantissima, quasi unica fonte di notizie riguardo alla consegna di una delle colonne del porto di Brindisi alla città di Lecce, sino alla pubblicazione del mio libro “Dagli atti di concessione e ratifica la storia della colonna del porto di Brindisi data a Lecce “ – Dicembre 2002. Neografica Latiano – Brindisi.

 

Nel 1658 fa ingresso in Napoli il nuovo vicerè don Gaspare Brancamonte, Conte di Pineranda. che con la nota del 24 ottobre 1659; – a los del gobierno della Ciuidad de Brindis, ordina la consegna della colonna a Lecce “giacchè i marmi sono spartsi e la Città non se ne serve

 

colonnaIl Consiglio Comunale, nella seduta del 2 novembre 1659, concede la colonna a due condizioni:

1. che sul piedistallo venga posta la scritta “A disposizione e volontà di questa città di Brindisi”, pena una contravvenzione di diecimila ducati, da destinare cinquemila alla cappella di San Teodoro, cinquemila alla cappella di S. Oronzo nella Cattedrale di Brindisi.

2. che detto obbligo sia ratificato dal sindaco di Lecce previo atto del Parlamento Generale di detta Città.

 

Infatti, a conclusione della stessa delibera si legge: “et interim non s’innovi cosa alcuna nè si diano li pezzi, quale siano in numero di otto in terra” qualora non si provveda alla ratifica degli atti.

 

Il successivo Consiglio Comunale, nella seduta del 5 novembre 1659, fa emergere che:

– “Il dottor Ludovico Scalmafora dice circa la prima facciata esser ragionevole, e forzoso che vi si collochino l’arme di Sua Maestà, che Dio guardi,… et che per l’iscrittione di questa città di Brindisi s’eligga la facciata di mandiritta a quella di Sua Maestà,… a spese della città di Lecce, che si consegnino li pezzi per l’effetto del donativo già fatto al detto glorioso santo, et se ne stipulinò le dovute scritture, conforme la precedente conclusione con l’obligo alla città di Lecce di far venire detto regio assenzo a sue spese fra un mese”.

 

Dalla Cronaca del tempo apprendiamo che Carlo Monticelli Ripa, Sindaco in carica dall’1 settembre 1659 al 31 agosto 1660 si oppone alla consegna della colonna alla città di Lecce: «Questo sindico si è sempre opposto per non dare li pezzi della colonna cascata alla città di Lecce».

Il primo atto allegato alla “Ratifica” riporta: Brindisi – 10 novembre 1659: – Pubblicum istrumento rogatum manu Notarij Theodori Aloisij de Brundusio etc. qualkiter eodem supradicto die in nostri presentia personaliter constituiti magnifici Carlus Monticelli Ripa Generalis Sindicus Universitatis fidilissimae civitatis Brundusij etc. che cede la colonna.

 

lecce-colonnaIl Consiglio Comunale di Lecce, con la delibera datata 15 novembre 1659 sancisce:

–  Propose il magnifico signor Gio: Battista Guarini general Sindico… in virtù d’altra conclusione fatta sotto le otto del presente mese, hanno già fatto l’obligo predetto in conformità di detta conclusione; et perchè detto obligo hoggi si deve ratificare da questa città per validità di quello, et cautela della magnifica città di Brindisi, acciò si possono incominciare a condurre li otto pezzi di marmo donati da questa città per detta colonna , già che si sono mandate le genti per incominciare a faticare per condurla;…….. e concluso siccome in virtù della presente si delibera, e conclude, che si emologhi e ratifichi detto obligo per atto pubbligo per maggior validità dell’atto

Ratificatio Concessionis Columnae pro erigenda statua Sancti Horontij. Die decimo quinto mensis novembris 13 indictionis 1659 Litij. Nos Ioseph Nunni de Litio regius ad contra iudex etc. Antonius Maria Gervasi de eodem pubblicus notarius etc., ….In nostri praesentia constitutus magnificus dominus Ioannes Battista Guarinus generalis Sindicus magnificae Universitatis fidelissamae civitatis Litij sgens ad infrascritta omnis dicto nomine, et pro dicta Magnifica Universitate fidelissimae civitatis Litij, qui asseurit coram nobis ipsus universali nomine, et pro exequtione conclusionis in pleno regime factae, ……..

 

L’atto di conessione è depositato presso l’Archivio di Stato di Lecce – Sezione Notarile. Atto del Notaio Antonio Maria Gervasi, n. 508, del 15 novembre 1659, foglio n. 363.

 

In esecuzione di quanto previsto dalla ratifica degli atti, sul piedistallo al lato ovest fu posta la seguente iscrizione: “Columnam hanc quam Brundusina civitas suam ab Hercule ostentans originem….. che Camassa traduce “Questa colonna che la città di Brindisi, che ostenta le sue origini da Ercole, con profano rito già aveva eretto come sue insegne, finalmente con culto religioso sottopose ad Oronzo affinchè queste stesse pietre, che avevano simboleggiato il dominatore delle belve, con nuovo aspetto, rito e culto tramandassero ai posteri il trionfatore della truce pestilenza”.

 

 

Come brindisino non ho mai  condiviso il vergognoso ordine di consegna sancito da “giacche i marmi sono sparsi e la Città non se ne serve” da 132 anni lasciata a terra, né mi sono mai confuso con la circostanza priva di storia per cui ai brindisini rimanesse impressa la famosa frase “rubata di notte”, mentre la colonna è arrivata a Lecce dopo un anno più sottile, non trasportata ma consumata perchè rotolata per terra.

 

Aldo Indini – Cultore di Storia Locale

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