June 14, 2025

Era stato presentato al Vinitaly con toni trionfali, come un ritorno atteso, carico di memoria e visione. “Rosati di Sera – Negroamaro Wine Festival” doveva diventare l’evento simbolo dell’amministrazione Marchionna, il segnale di una possibile rinascita per Brindisi, attraverso il vino, la cultura, la bellezza. Ma a meno di un mese dall’appuntamento, previsto dal 4 al 6 luglio, l’entusiasmo si è spento. Il Consorzio di tutela dei vini DOC Brindisi e Squinzano si è tirato indietro, e il festival rischia seriamente di saltare.

 

A riportare l’indiscrezione è l’edizione odierna della Gazzetta del Mezzogiorno a firma di Andrea Pezzuto.

 

Un paradosso amaro, se si ripensa all’annuncio ufficiale dello scorso 6 aprile a Verona, proprio al Vinitaly, alla presenza del vicesindaco, del presidente del Consiglio comunale e di due consiglieri. Quella data, carica di significato, coincideva con l’anniversario della scomparsa dell’on. Domenico Mennitti. In quell’occasione, Roberto Quarta parlò di un’iniziativa dal “forte valore simbolico”, ricordando con emozione il sindaco che per primo credette in un progetto capace di attrarre fino a 200mila visitatori e trasformare il volto della città. Il presidente del Consiglio comunale, Gabriele Antonino, ne approfittò per sottolineare il valore della dedica dell’ex via del Mare a Mennitti, segno tangibile di gratitudine e memoria collettiva.

 

Ma oggi la realtà racconta un’altra storia. Quella di un progetto impantanato tra fraintendimenti, mancanza di condivisione, divergenze sui costi e sull’impostazione stessa dell’evento. Il Consorzio – indicato a Verona come promotore principale – non avrebbe mai formalizzato l’accettazione dell’onere organizzativo. Anzi, già nelle prime interlocuzioni avrebbe espresso forti perplessità.

 

La rottura sarebbe avvenuta circa due settimane fa. Dopo un confronto a Palazzo di Città, il CdA del Consorzio aveva manifestato l’intenzione di valutare le proposte dell’amministrazione. Ma il giorno prima della riunione decisiva, il Comune ha comunicato l’intenzione di procedere autonomamente.

 

Nel frattempo, diverse cantine – colpite dalla crisi del settore e disorientate dalla moltiplicazione di eventi enologici in zona – avevano già scelto di non aderire. Il 28 e 29 giugno, ad esempio, è in programma il Forum Wine Festival di San Pancrazio, con 200 etichette e la partecipazione dello stesso Consorzio DOC Brindisi e Squinzano.

 

Eppure, il programma della nuova edizione di “Rosati di Sera”, firmata Negroamaro Wine Festival, prometteva molto.

La manifestazione, in calendario dal 4 al 6 luglio 2025 sul lungomare di Brindisi, prevedeva stand enogastronomici e un programma artistico-musicale di rilievo, arricchito da installazioni luminose tematiche e due portali d’ingresso (Levante e Ponente) a incorniciare il porto interno.

Tra le esperienze annunciate:

Masterclass di approfondimento sul rosato pugliese;

Laboratori di pittura col vino;

Love Boat Tour, un aperitivo musicale in barca nel porto;

Laboratori al buio, per riconoscere il rosé anche bendati;

Cinema sotto le stelle, con un grande classico romantico a tema vino.

Non mancavano elementi distintivi come:

Il coinvolgimento delle scuole per decorare gli stand con opere di street art poi donate alla città;

Il “Corridoio di Bacco”, un’area premium con viti, luminarie e punti fotografici;

Un photobooth per immortalare i momenti dell’evento.

L’iniziativa si sarebbe aperta idealmente con la Brindisi Rosé Run, corsa serale di 5 km nel centro cittadino, prevista nei giorni precedenti. Un modo per coinvolgere la cittadinanza, annunciare il festival e regalare al vincitore un’esperienza premio e il pass gratuito per tutte le giornate.

 

Ma tutto questo rischia di restare sulla carta. Non è bastato cambiare nome. E nemmeno il richiamo alla memoria delle origini sembra aver sanato le fratture del passato, segnato anche da contenziosi con gli espositori e problemi nei pagamenti della Tosap.

Resta un vuoto – simbolico e concreto – attorno a un’iniziativa che avrebbe potuto parlare a Brindisi di visione, orgoglio e rilancio. E che invece, ancora una volta, sembra essersi arresa a logiche di corto respiro.

Oggi il Comune starebbe valutando un “piano B”, certamente meno ambizioso rispetto alle promesse di Verona. Ma il tempo stringe e il rischio concreto è che l’idea – dopo essere stata annunciata con grande clamore – finisca di nuovo in un cassetto. E senza neppure un brindisi.

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