Botta e risposta tra il Sindacato Cobas e la Fondazione San Raffaele di Ceglie Messapica.
Tutto parte dal seguente comunicato a firma del sindacalista Bobo Aprile:
Il Sindacato Cobas denuncia che un secondo lavoratore del Cup di Ostuni ed una fisioterapista della Fondazione San Raffaele di Ceglie Messapica sono stati contagiati dal coronavirus .
I lavoratori del Cup continuano a lamentare il fatto che non gli vengono assegnati i DPI con la motivazione che non gli toccano.
Ma stiamo scherzando!!!
Fosse solo per un principio di precauzione in relazione al fatto che i modi di trasmissione del virus sono ancora ad oggi del tutto sconosciuti !!!
Per settimane questi lavoratori sono stati anche senza guanti e sapone per lavarsi le mani.
Grave episodio alla Fondazione San Raffaele dove una fisioterapista è stata contagiata riconoscendolo sembra a partire dal 12 Marzo .
Solo ieri la direzione è corsa ai ripari per tentare secondo noi di mettere una pezza ad una drammatica situazione con la decisione di fare il tampone a tutti.
Il tampone sarà fatto anche ai lavoratori delle pulizie ai quali nei giorni precedenti la Fondazione aveva negato le mascherine , con la motivazione che non gli toccavano.
Secondo noi le azioni portate avanti dal San Raffaele a difesa dei lavoratori e dei malati sono state dichiaratamente insufficienti in seguito al contagio della fisioterapista, sperando che il tutto non sia diventato un pericoloso focolaio.
Come denunciavamo all’inizio di questa storia il mondo del lavoro è il meno tutelato.
Prima con quel ridicolo accordo di Cgil,Cisl, Uil con il Governo che era solo un enorme veicolo di contagio , poi con le leggi di ieri che diminuiscono le presenze sui posti di lavoro ma non in modo significativo come sarebbe necessario.
E’ salito prepotentemente a galla finalmente il dramma delle mascherine con la scelta di non produrli più in Italia ma di comprarli dall’estero a qualche centesimo in meno.
Le mancate scorte di mascherine per eventuali epidemie , così come è accaduto , sono da imputare ai diversi Governi che si sono succeduti fino ad oggi .
Stessa cosa per i respiratori che non si producono più in Italia ma all’estero.
Sono comunque mesi che tutti conoscevano la più che certa espansione a livello mondiale del Coronavirus , non realizzando secondo noi le necessarie misure ad affrontarlo.
Ma chi se ne frega , tanto per qualcuno c’è sempre da guadagnare e speculare sulle disgrazie che colpiscono le popolazioni!!!
Insieme ad una sanità da rivedere completamente che in questa situazione ha mostrato i suoi limiti incredibili dovuta ai tagli di questi anni.
Il Cobas ha l’unica speranza che quando tutto sarà finito si affrontino realmente i problemi evidenziati da questa disgrazia.
Ad Aprile risponde, a stretto giro di posta, la Fondazione San Raffaele.
Con la presente si intende smentire categoricamente quanto asserito dal signor Bobo Aprile del sindacato Cobas.
Questa Direzione non era in possesso di alcuna informazione circa lo stato di salute della dipendente, oltre a quello derivante da un generico certificato di malattia trasmessoci dall’INPS il 12 marzo, attestante un periodo di malattia di 10 giorni, che di certo non faceva riferimento ad eventuali periodi di quarantena e/o ad operazioni di sorveglianza sanitaria in corso. Solo nella giornata del 22/3 u.s. alle ore 13:17 dal direttore del Reparto Covid19 del Presidio Ospedaliero A. Perrino di Brindisi si è potuto apprendere dell’episodio di ricovero e quindi della positività del tampone.
Si è pertanto tempestivamente provveduto, nel rispetto delle procedure regionali all’uopo previste, a richiedere al Responsabile Ufficio Igiene dell’ASL di Brindisi l’esecuzione dei tamponi per tutte le persone ritenute essere venute in contatto stretto con la predetta dipendente. In aggiunta, questa Direzione ha suggerito l’estensione dell’esecuzione dei tamponi, in un ottica di maggiore tutela delle condizioni di lavoratori e pazienti, a tutto il personale operante nelle aree di degenza, nelle palestre e negli ambulatori interni. Appare appena il caso di sottolineare che comunque, coerentemente con le procedure Covid19 regionali, l’esecuzione di questi ulteriori esami è una decisione che sarà presa direttamente dai competenti uffici dell’ASL.
Si sottolinea infine come tutte le dotazioni di DPI siano state distribuite sempre nel pieno rispetto delle indicazioni derivanti da circolari ministeriali e disposizioni dell’Istituto Superiore di Sanità.
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