Avevo intrattenuto con Aldo Scialpi rapporti recenti, per allestire la collezione permanente della Camera di Commercio di Brindisi, nella quale è presente una sua opera giovanile il “Notturno”, del 1960. Un’immagine che definirei “amarcord”, di uno scorcio urbano della sua Brindisi, ancora paese alle soglie dell’industrializzazione chimica (era l’8 marzo 1959 quando, l’allora presidente del consiglio Antonio Segni, posava la prima pietra della Montedison), nella quale vedere transitare le carrozzelle di giorno e di notte era abituale, me le ricordo ancora davanti alla stazione marittima e quella ferroviaria.
Era un’epoca che ci appare lontana quella in cui Aldo, nato a Brindisi I’11 aprile 1934, come si legge nella sua biografia, avviava la sua carriera nel 1951, via via facendosi conoscere dalla critica e dal pubblico, a partire dagli anni sessanta, quando prese parte a esposizioni in Italia e all’estero.
Nella circostanza dei nostri incontri, di poco meno di un anno fa e anche con i miei allievi, che per le loro tesi di laurea lo avevano più volte consultato e intervistato quale testimone storico delle vicende artistiche del territorio, aveva mostrato il suo tratto gentile, illustrando il suo percorso e qualche aneddoto (ad esempio che, nel 1972, l’uso dei colori gli causò una grave allergia alle mani per intossicazione da solfato di cobalto, obbligandolo a una lunga inattività, oppure che qualche importante insegnamento tecnico artistico lo suggeriva a un tal artista amico non molto addestrato nella gestione della materia pittorica) ma ancor più lasciando osservare le sue opere recenti, peraltro ancora esposte in mostra nei decenni correnti.
Nei primi soggetti provò a congegnare una propria dimensione estetica, sempre entro uno stile di figura, attento al dibattito in corso ma senza mai appassionarsi alle ricerche del rinnovamento linguistico e materico. Di quegli esordi sono la matita “Carovaniere” del ’51, l’olio “Bufera” del ’53 e il citato “Notturno” e poi ancora l’”Autoritratto”, la “Crocifissione”, le “Maschere nella notte” e “Pubertà”, tutte opere del 1961, in cui si misurava nelle tensioni formali e nelle esaltazioni cromatiche, ingredienti propri delle esperienze primitivistiche e espressioniste, senza appaiarsi ai presupposti che le avevano mosse.
Mario D’Amico, sulle pagine del “Messaggero, del 15 marzo 1961, lo definiva: “Pittore di gusto sobrio ed elegante” che “ si lascia trasportare dalla sua vena poetica e riesce molto bene a tradurre sulle tele quanto sente intimamente ed a dare una esatta sensazione di quanto lo circonda”, instradando con queste parole la fortuna critica dell’artista. Erano quelli i giorni in cui esponeva i suoi quadri nella prima mostra personale tenuta al Circolo cittadino brindisino. Altre mostre le tenne in collettive con artisti nazionali e stranieri e accanto ai colleghi del territorio, come Totero e De Gennaro fra gli altri.
Accanto alla sua produzione Scialpi non aveva esitato di mostrarsi vivace animatore culturale nell’ambito locale e nel dicembre 1967 inaugurò una sua galleria d’arte, denominata “Vangojna”, in via Giovanni XXIII ( che poi diverrà la sede del suo atelier), dichiarando: “La sensibilità artistica può esistere in qualsiasi soggetto e raggiungere alti valori indipendentemente dal grado sociale e di cultura perché l’arte è da considerare una estrinsecazione pura dello spirito, non vincolata, quindi, a sovrastrutture o ad artifici celebrali”.
La sua attività, che andava a creare opere suggestive e attraenti, è proseguita per circa settant’anni evolvendo nella ritrattistica, per lo più femminile, e nel paesaggismo di intensa tavolozza, attraverso cui “il problema cromatico, risulta essere ancora il punto nodale”, scriveva nel 1981 il critico Toti Carpentieri, “quasi nella messa in luce dell’intera ricerca di Scialpi”,
Aldo Scialpi si è congedato dalla vita in un momento tragico della nostra vicenda umana e di lui restano le opere: vi era talmente affezionato che, per non lasciarle mai sole, quotidianamente cercava di sostare un paio d’ore nel suo studio pur se da mesi il male lo aveva oramai sopraffatto.
In chiusura di questo mio ricordo di Aldo invito a visitare il suo http://www.aldoscialpiarte.it/., per chi l’ha frequentato al fine di rivivere la rassegna delle sue opere; per chi non l’avesse conosciuto gli sarà utile saperne di più della sua produzione.
Prof. Massimo Guastella
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