October 5, 2024

Si pensava ad un nome come «vie dell’amore», ma le prostitute che si trovano sulle complanari della SS7 intorno Latiano narrano una storia che è l’esatto contrario di una mera situazione d’amore.

Forse sarebbe più azzeccato definirle «vie del sesso», ma quest’espressione suona molto di Paesi del Nord Europa, dove le istituzioni destinano alcune vie cittadine al commercio del piacere.

 

Invece «via dei rifiuti» la troviamo molto più azzeccata e forse anche in linea con quanto Papa Francesco denuncia come “cultura dello scarto”; infatti sulle strade adiacenti la superstrada oltre a incappare in vecchi materassi, lavatrici rotte, pneumatici e quant’altro è scartato dalla vita quotidiana, si trovano esseri umani che la nostra (poco) civile comunità esclude trasformandoli così in spazzatura: le prostitute negre (speriamo che nessuno si scandalizzi per l’aggettivo “negre” che non vuole essere un modo dispregiativo contro queste donne, ma un’accusa verso la nostra comunità che con le sue fasulle istituzioni, la sua cecità e i suoi silenzi ricorda loro che da questa parte del mondo sono ancora “negre”).

 

Qualche settimana fa la copertina di Internazionale intitolava “La tratta delle ragazze nigeriane in Italia” riportando, tra le sue pagine, un’inchiesta de The New Yorker.

La storia narrata seguiva il racconto di “Blessing, bella slanciata, con occhi grandi e gli zigomi alti” che – come tante altre ragazze nigeriane attirate da false promesse e partite dalla Nigeria per sfuggire la miseria – aveva attraversato il deserto e il mare per finire a lavorare come prostituta in Italia.

Il racconto è una sorta di viaggio dentro l’inferno (le malcapitate attraversano la Nigeria, il Niger e la Libia) in cui la morte, la violenza e il ricatto viaggiano quotidianamente con loro, giocandosi a sorte la vita su cui accanirsi.

Leggendo la storia di Blessing, si scopre che il network delle organizzazioni dedite al traffico di vite umane, oltre ad avere sul territorio africano l’appoggio di istituzioni che ricevono dalla comunità internazionale i finanziamenti per contrastare il fenomeno, non si ferma alle porte d’Italia.

Infatti la struttura organizzativa, che comprende uomini e donne (le cosiddette madam), di questa particolare tratta è ben radicata anche in Italia, dove “le intercettazioni della polizia dimostrano che le reti dei trafficanti nigeriani si sono infiltrate nei centri di accoglienza […] e pagano tangenti ai funzionari corrotti per accelerare le pratiche burocratiche”.

 

Una volta giunte nel Belpaese, le ragazze devono raggiungere le madam, altre nigeriane che le controllano e le avviano alla prostituzione, a cui le malcapitate pagano una sorta di debito dovuto sia al viaggio che a nuovi ricatti come, ad esempio, il costo dello spazio di marciapiede o di asfalto su cui andranno a vendere il proprio corpo. La cifra da dover scontare può raggiungere anche i 50 mila euro, che restituiranno con la prostituzione. Chi si rifiuta di pagare viene minacciata di morte assieme alla sua famiglia e attraverso lo juju, un rito tradizionale di maledizione molto temuto in Nigeria, i trafficanti esercitano un efficace controllo sulla loro volontà e quindi sulle loro vite.

 

La tratta delle nigeriane non risparmia neppure le minorenni che, una sorta di razzismo non dichiarato, condanna alla prostituzione così come le adulte.

Padre Enzo Volpe, un prete che a Palermo gestisce un centro per bambini migranti vittime del traffico degli esseri umani è abbastanza schietto sulla questione “la società dichiara che è un reato andare a letto con una tredicenne o una quattordicenne. Ma se è africana? Non importa niente a nessuno. Non pensano a lei come a una persona”. In Italia i migranti minorenni dovrebbero essere iscritti a scuola e, quindi, trasferiti in un centro per minori. Ma se per gli adulti è noto che spesso scappano dai centri di accoglienza per diventare clandestini, nulla si sa (o poco importa a tutti noi) se la stessa sorte tocca anche ai ragazzi dei centri per minori (su questo eventuale fenomeno sarebbe interessante avere qualche dato da parte delle scuole o delle varie strutture per l’accoglienza ed assistenza di minori stranieri non accompagnati presenti a Latiano).

 

Comunque, stando ai dati, in Italia, il giro d’affari della prostituzione ammonta a circa 90 milioni di euro, alimentato quotidianamente da giovani donne costrette ad avere sino a 15 rapporti al giorno.

 

L’articolo de The New Yorker, da cui abbiamo attinto gran parte delle informazioni di questo post, così come abbiamo già detto, racconta il viaggio di Blessing, una ragazza nigeriana “bella e slanciata, con gli occhi grandi e gli zigomi alti”. A Latiano sulla «via dei rifiuti» spesso ci troviamo a pochi metri da queste giovani donne, tanto da scorgerne bene il viso e i caratteristici lineamenti che le fanno assomigliare alla Blessing del racconto, e nello stesso tempo è sorprendente constatare come ciò che accade a migliaia di kilometri ha a che fare con quello che succede ad un metro da noi!

 

COMUNICATO STAMPA MEET UP 5STELLE LATIANO

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