A distanza di appena un giorno dall’episodio delle piante di Poligala prive di documentazione rinvenute in un esercizio commerciale brindisino, il personale del Corpo Forestale dello Stato impegnato nella lotta alla Xylella fastidiosa, il batterio che attacca gli oliveti, ha effettuato un nuovo sequestro.
Stavolta l’esercizio commerciale che aveva messo in vendita piante risultate non in regola con i documenti prescritti è un supermercato della Grande Distribuzione Organizzata, anch’essa oggetto di minuziosi controlli da parte delle pattuglie che vedono operare congiuntamente sia personale C.F.S. che tecnici dell’Ufficio Provinciale dell’Agricoltura.
Il sequestro in argomento ha interessato complessivamente 52 piante, 33 delle quali appartenenti al genere “Prunus” (Ciliegi, Albicocche, Susine, Prugne, Pesche e Mandorli), tutte prive del passaporto prescritto ai sensi del Decreto Ministeriale 14 aprile 1997, recante “Recepimento delle direttive della Commissione n. 93/61/CEE del 2 luglio 1993 e n. 93/62/CEE del 5 luglio 1993, relative alle norme tecniche sulla commercializzazione delle piantine di ortaggi e dei materiali di moltiplicazione di ortaggi, ad eccezione delle sementi.”
Detta normativa prevede che il materiale vegetale commercializzato sia provvisto di documentazione recante indicazioni esaustive che permettano la tracciabilità del materiale vegetale messo in vendita; le informazioni principali riguardano ovviamente la denominazione dell’azienda fornitrice (da cui si possa risalire pertanto anche alla località di provenienza), la denominazione botanica e la varietà commercializzata.
L’assenza della documentazione rende impossibile la tracciabilità del materiale, non permettendo quindi di escludere che esso possa provenire dalla zona infetta, in agro di Lecce. A questo si aggiunge il fatto che fra le piante esposte per la vendita erano presenti piante del genere Prunus, di cui almeno due specie (il Ciliegio – Prunus avium – ed il Mandorlo – Prunus amygdalus -) si sono rivelate sensibili al batterio nella vicina provincia di Lecce.
Anche in questo caso, come nell’analogo sequestro di ieri, non si tratta di piante recanti i sintomi dell’infezione da Xylella, ma semplicemente di piante prive della prescritta documentazione che permette di accertare la loro provenienza, documentazione quanto mai importante al giorno d’oggi, in cui ogni sforzo viene profuso per impedire la diffusione del batterio al di fuori della porzione di territorio pugliese in cui esso si è manifestato.
E la lotta degli uomini e delle donne preposti a tale compito prosegue costantemente, con risultati quotidiani che sono tangibili e sotto gli occhi di tutti.
COMUNICATO STAMPA CORPO FORESTALE DELLO STATO
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