Ieri pomeriggio, presso il centralissimo ed accogliente “ Susumaniello “ di via Tarantafilo, per il ciclo di conferenze organizzato dal noto circolo culturale “ Nucleo 2000 “ presieduto dalla vulcanica Dott.ssa Lyda Musciacco, abbiamo assistito ad un’interessante e singolare conversazione tenuta dalla Prof.ssa Teresa Nacci, docente di materie letterarie presso il Liceo Fermi di Brindisi, sul tema “Il cibo: dalla letteratura al cinema”.
Titolo abbastanza riduttivo, considerato che la brillante relatrice non si è certo limitata a proporre semplici descrizioni di banchetti celebri e delle relative portate, ma è penetrata nell’anima e nella mente degli autori da lei selezionati per coglierne ogni benché minima sfumatura, ogni implicazione socio psicologica.
E’ come se si fosse avventurata nel backstage di ogni singola narrazione, letteraria e filmica, per individuare, attraverso la sua peculiare lente di ingrandimento, il clima, le radici storiche, le implicazioni storico-antropologiche ed il messaggio che ogni autore ha inteso lasciare ai fruitori del prodotto offerto: un’opera d’arte, per riconosciuta metafora, è anch’essa un “cibo”, se pure di natura spirituale e, al pari del buon cibo genuino, ha la missione di migliorare il nostro stato di benessere.
Un libro, una pièce o un film, ci devono in qualche modo “cambiare” la vita, altrimenti servono a poco, non superando il limite del puro, banale intrattenimento.
Il pubblico in sala ha avuto così l’occasione di “degustare” i delicati sapori rievocati dalla sapiente mappatura proposta intorno al rapporto uomo-cibo attraverso i secoli. Un viaggio gastronomico che è partito dalla Genesi e dalla famosa mela per approdare ai giorni nostri, fermandosi in varie “stazioni” ad analizzare, con magistrale profondità, le opere più salienti relative all’argomento.
Una carrellata di prestigiosi autori, da Dante a Boccaccio, da Rabelais a Shakespeare, e ancora Goldoni, Swift, Proust, Tomasi di Lampedusa, Brecht, Beckett. E , per finire in giocosa bellezza, “Miseria e nobiltà” di Totò, e “Un americano a Roma” di Sordi.
Davvero un bel pomeriggio, in cui i presenti hanno lasciato il locale con la convinzione di essersi arricchiti di qualcosa.
Perché a questo serve la vera cultura.
Una sola nota di rammarico: come sempre a Brindisi, a molti incontri di livello risultano latitanti i pezzi da 90 della cultura locale.
Da noi purtroppo vale il motto “ Ognuno per sé “ e non vige la consuetudine di andare ad ascoltare gli altri.
Chissà se la brava prof.ssa Nacci una prossima volta ci regalerà una conversazione sul tema “Narciso e gli intellettuali: un grande amore”.
Gabriele D’Amelj Melodia
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