March 23, 2025

 

Si avvicinano giorni di spreco e di inquinamento. Ogni volta, soprattutto dopo la notte di Capodanno, assistiamo al triste bilancio di feriti e morti da petardi e fuochi di artificio. A monte di queste discutibili manifestazioni di festa ci sono condizioni di lavoro e di rischio pesantissime per la produzione dei cosiddetti fuochi pirotecnici (non è un caso che la merce proviene dalla Cina, Albania e territori con analoghe contraddizioni, vedasi la recentissima strage in Messico con 36 morti e un centinaio di dispersi per esplosioni).

 

I fuochi artificiali sono il comparto produttivo che, per numero di addetti, vede la più alta percentuale di morti al mondo. In Puglia dopo la strage del 2015 a Modugno con 10 morti, molti dei quali stranieri, solo qualche settimana fa un altro lavoratore di questo comparto è morto a San Severo.
La merce prodotta è nociva, inquinante, socialmente dannosa: si tratta di una merce che aveva un suo “spazio” al tempo delle monarchie assolute quando il sovrano trovava utile stupire la plebe. Le feste religiose e laiche in tutta Italia sono una risorsa enorme che va valorizzata con altri strumenti (la ricerca storica, antropologica, sociale) e non va “abbellita” da una merce (come l’amianto) così inquinante e mortifera che deve essere messa al bando.
I fuochi artificiali nella versione dei “botti” colpiscono tutto l’anno, con morti e mutilazioni, veicolando una pratica di “divertimento” violento e aggressivo e diseducativo specialmente per i giovani.

 

Dopo il Capodanno dell’anno scorso si registrò in Italia un lieve calo dei feriti: 184 rispetto ai 190 del 2016, con 44 persone ricoverate in ospedale di cui 12 con prognosi superiori a 40 giorni (furono 16 l’anno precedente). Risultarono poi in quell’anno aumentati i bambini colpiti (48 rispetto ai 38 del 2016) e in crescita anche gli interventi dei vigili del fuoco (674 rispetto ai 660 dell’anno precedente). E’ ben verosimile che questi “numeri” sottostimino quanto veramente accaduto per la immaginabile mancata registrazione dei fatti meno gravi soprattutto in territori dove vigevano divieti e restrizioni.

 

Alla pratica dei fuochi d’artificio sono sottesi diversi rischi per salute di chi li adopera e di chi li produce ed una cultura del festeggiamento con tratti di alienazione e violenza. Tra le problematiche connesse a questa pratica si elencano: l’inquinamento dell’aria ed il danno agli animali, l’uno e l’altro difficili da monitorare

 

Diverse amministrazioni locali hanno disposto alcuni “divieti” contraddittori tra i quali quello del comune di Ozzano Emilia che ha concesso il via libera all’uso dei fuochi per alcune ore. I divieti locali sono positivi ma non vanno alla radice del problema. Essi non dovrebbero riguardare solo l’uso “privato” ma anche le manifestazioni pubbliche: in realtà la materia prima ed il ciclo produttivo di botti e fuochi pirotecnici coincidono in quanto i rischi e l’ inquinamento sono sovrapponibili anche se in alcuni casi (i cosiddetti botti “illegali”) il rischio giunge a livelli parossistici.

 

La proposta più ragionevole è risolvere il problema alla fonte vietando la produzione. Certamente i “botti” non sono l’unico connotato negativo di una modalità consumistica della gestione del tempo libero e del divertimento. Altre forme di spreco e di aggressività si sono accompagnate ai “festeggiamenti” e il divieto dell’uso dei botti non risolve tutto , ma rimane pur sempre un obiettivo adeguato ad una politica più rispettosa dell’ambiente e della salute umana ed animale.

 

Riteniamo che sia necessario a livello legislativo un divieto di fabbricazione, importazione e uso nonchè un contrasto alla delocalizzazione della produzione nei paesi poveri o comunque disattenti alla prevenzione degli infortuni. E ciò per superare la confusionaria dicotomia tra fuochi illegali e fuochi legali mettendoli tutti al bando. Una scelta che comporterebbe, in caso di inosservanza, l’applicazione di adeguate sanzioni con relativo risarcimento del danno. Contestualmente sarebbe necessario mettere in atto campagne finalizzate alla adozione di modalità di divertimento e festeggiamento più virtuose, garantendo il reddito ai lavoratori del settore e procedendo ad una riconversione produttiva.

 

Ma intanto per queste festività natalizie intendiamo informare i cittadini sui rischi di tale pratica e li esortiamo ad abbandonarla. Chiediamo inoltre ai Sindaci ed ai Commissari prefettizi di ordinare il divieto di uso sulla base della loro responsabilità verso la salute pubblica. Sarebbe comunque un segnale significativo con meritevole valenza educativa.

 

FORUM AMBIENTE, SALUTE E SVILUPPO

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