Attesi migliaia di pellegrini da tutta la Puglia a Torchiarolo per l’esposizione delle reliquie di Santa Rita da Cascia.
Un frammento delle sacre vertebre della Santa è giunto nella Chiesa Madre poco dopo le 17.00 e, subito dopo la Messa celebrata dal parroco Don Daniele Fazzi, è stato consegnato alla venerazione delle centinaia di fedeli che hanno gremito la Chiesa.
Le reliquie della Santa delle Rose resteranno a Torchiarolo fino a martedì 19 agosto e saranno visitabili ogni giorno dalle ore 9.00 alle ore 22.00. Martedì 19, dopo una Santa Messa fissata per le ore 18.00, le reliquie ripartiranno alla volta di Cascia.
Domenica 17 Agosto, alle 18.00, Mons. Domenico D’Ambrosio, vescono della Diocesi di Lecce officerà una Santa Messa in onore della Santa.
Santa Rita da Cascia, una delle figure più invocate e venerate dai praticanti cattolici, nacque nel 1831 da Antonio Lotti ed Amata Ferri, due “pacieri di Cristo” (antenati dei moderni “mediatori civili” e/o ”conciliatori”, ndr) impegnati con le lotte tra guelfi e ghibellini, nel 1381 a Roccaporena, frazione di Cascia (PG). Le venne dato il nome di Margherita, ma ben presto tutti la chiamarono Rita.
Il primo miracolo le viene attribuito a soli 5 giorni dalla sua nascita, il miracolo delle Api Bianche: i genitori, impegnati nella mietitura, lasciarono Rita in una culla sotto ad un albero. Le si avvicinano 5 api bianche, che cominciano ad entrare e ad uscire dalla sua bocca ma senza pungerla, anzi, depositandole in bocca del miele. Un contadino, in un campo adiacente, si taglia profondamente una mano con la sua falce. Preso dal panico, lasciò il posto di lavoro in cerca di cure. Passando davanti alla culla, e vedendo le api ronzare sopra a Rita, cercò di scacciarle con l’arto ferito, che incredibilmente guarì.
Ragazza mite, umile, ubbidiente e ben educata, fin da giovanissima si appassionò alla famiglia Agostiniana, tanto da voler prendere i voti e da voler frequentare assiduamente il monastero Santa Maria Maddalena di Cascia e la chiesa di San Giovanni Battista. Ma i genitori, come usanza dell’epoca, a 13 anni la promisero sposa a Paolo di Ferdinando Mancini, uomo violento, e dopo tre anni convolò a nozze. Dal matrimonio nacquero due gemelli: Giangiacomo Antonio e Paolo Maria. Paolo di Ferdinando Mancini si era convertito grazie a Rita, ma la loro unione venne interrotta dopo 18 anni quando Paolo venne assassinato dai suoi ex compagni.
La famiglia Mancini voleva vendetta, ma Rita no e non rivelò i nomi degli assassini, invocando il perdono. Quando vide che i suoi due figli non volevano darle retta, chiese a Dio di vederli morire piuttosto che perseguire i loro scopi sanguinari. Da lì a poco i due fratelli si ammalarono e morirono. Rimasta sola a 36 anni provò ad entrare nel monastero Agostiniano Santa Maria Maddalena, a Cascia. Ma venne rifiutata per tre volte per la sua condizione vedovile e perchè nel monastero c’era una suora imparentata con la famiglia di Paolo, offesa per la reticenza della santa. Solo dopo aver pacificato le due famiglie duellanti Rita ottenne il permesso per entrare nel monastero, nel 1407: furono i tre santi protettori Sant’Agostino, San Giovanni Battista e San Nicola da Tolentino a portarla, dallo scoglio di Roccaporena dove Rita si recava per pregare, direttamente dentro al Coro.
Nel monastero rimase fino alla su morte, sopraggiunta il22 Maggio del 1457 a 76 anni; prima di morire compì almeno altri 5 prodigi: quello della vite, ancora oggi presente all’interno del luogo di culto; quello della spina (stigmate) della corona di Cristo sulla fronte, che portò negli ultimi 15 anni della sua vita con l’eccezione del viaggio a Roma per la canonizzazione di San Nicola, quando scomparve per poi riapparire una volta tornata a Cascia; poco prima di morire, immobilizzata a letto, chiese ad una sua cugina di portarle una rosa e due fichi dalla casa paterna. Era inverno, ma i frutti c’erano e la cugina glieli portò. E la rosa divenne il simbolo ritiano per eccellenza, un’esile ed umile donna riuscita a fiorire nonostante le spine che la vita le aveva riservato, donando il buon profumo di Cristo e sciogliendo il gelido inverno di tanti cuori; il giorno della morte venne avvistato uno sciame di api nere (dette murarie) nel convento, ed ancora oggi hanno dei nidi vicino all’abero di vite; le campane suonarono da sole.
Il primo miracolo da defunta avvenne al momento di celebrare le sue esequie. Un falegname, Cicco Barbari, era da poco diventato invalido alle mani, non potendo più lavorare. Vedendo la salma di Rita, disse: “Oh, se non fossi ‘struppiato’, la farei io questa cassa!”. Il falegname guarì immediatamente, e le suore lo incaricarono della costruzione della “cassa umile”. Ancora oggi si dice che ogni qualvolta Rita interceda per un miracolo il suo corpo, conservato all’interno della Basilica di Santa Rita da Cascia, emani profumo di rosa. È chiamata anche, oltre “Santa della Rosa” e “Santa della Spina”, dal popolo “Santa degli Impossibili” vista la quantità di miracoli attribuitole.
Fu beata, 180 anni dopo la sua morte, nel 1627 sotto il pontificato di Urbano VII. Fu canonizzata durante il Giubileo del 1900 da Leone XIII.
Ogni anno Cascia celebra il suo Santo Protettore il 22 di Maggio con la Festa di S. Rita e le Celebrazioni Ritiane.
Angela Gatti
Pubblicato il: 16 Ago, 2014 @ 20:07
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