Da ragazzi, dopo averne combinata qualcuna assai grossa, mamme, nonne e zie ci ripetevano il ritornello di un possibile intervento punitivo celeste. Naturalmente da lassù niente si muoveva, ma se ci capitava qualcosa di spiacevole, unanime era il coro da tragedia greca della parentela: «La Madonna! Così impari che le cattive azioni non restano mai impunite».
Per quanto giovani sapevamo bene che non c’era nessuna logica nel mescolare il sacro col profano, e però quel rimando al Cielo aveva il potere di calmarci per un po’. E a temere che quello che non era successo potesse accadere in un altro momento.
L’incidente occorso in quel di Acquaformosa al Presidente della Regione Puglia mentre, cimentandosi in un ballo folcloristico calabro-albanese, verificava le modalità di accoglienza dei migranti, mi riporta alla mente quella esclamazione.
Mi sono cioè chiesto se, dopo le piccole e grandi cattiverie che il Presidente Emiliano sta mettendo in atto, specialmente a danno del popolo salentino, Qualcuno si sia mosso e gliele stia facendo pagare.
L’indifferenza mostrata davanti alla richiesta di fare giungere fino a Lecce i Frecciarossa, e il sommovimento che sta creando nella sanità pugliese con la cancellazione di posti letto e addirittura di interi Reparti, non costituiscono di per sé un segnale? E il segnale punitivo non può essere la rottura del tendine d’Achille, come ammonisce la massima “chi di spada ferisce di spada perisce”?
Per non parlare dell’acrimonia che ci sta mettendo nel far “salire un po’ più a nord” il posizionamento dei tubi della TAP, facendoli convivere con le altre realtà pericolose che già insistono nell’agro brindisino.
Dite che non si può fare della critica politica accampando questi pretesti? E chi dice che io voglia fare politica? Non sono e non voglio che mi si etichetti come politologo. Lascio ad altri e più qualificati personaggi questo difficile compito.
Dove mi picco di saperne un poco, invece, è nella branca filosofica dell’estetica che ha prodotto la Bellezza in tutti i campi dello scibile. Il che vuol dire che, di pari passo, ho acquisito anche una certa dimestichezza con il contrario della bellezza, quella che s’identifica con il brutto e con il cattivo gusto. Fino a toccare il limite dell’indecenza.
Mi aiutano a supportare questo argomento le immagini (per me) poco decorose circolate in questi giorni sulla stampa nazionale.
Immagini che riguardano il magistrato ripreso in canottiera in un lettino d’ospedale. E sottolineo la parola “magistrato” perché il Presidente Emiliano, non dimentichiamolo, rimane pur sempre un uomo di legge prestato (non ceduto!) alla politica e questo costituisce per lui una aggravante.
Perché dovrebbe convenire che, come esistono le regole del diritto (naturale e positivo) così, anche se non codificate, ci sono quelle del buon gusto e della decenza.
Con questo non intendo affrontare l’argomento dell’accostamento dei concetti di eleganza e semplicità di cui parla Proust ne “La ricerca del tempo perduto”: «E senza dubbio la vera eleganza è meno lontana dalla semplicità che non quella falsa».
Non mi pongo dunque il problema dell’eleganza che, portata agli estremi, può dare luogo alla stravaganza, come quella che esibisce Lapo Elkann. Ma di una sciatteria che può essere fatta anche a bella posta come la manifestazione di una mentalità demagogica e populista.
Intendo dire che la canottiera può essere una semplice mise estiva ma indosso a un politico può assumere un valore altamente simbolico e rappresentare un “linguaggio” molto più immediato e diretto di tanti discorsi e proposte di legge.
E questo atteggiamento un po’ troppo “libero” il Presidente l’ha già esibito nel passato. Infatti, in occasione dell’ultima campagna per le elezioni regionali si faceva riprendere tra i candidati con camicie in cui le macchie di sudore ascellare debordavano fin sopra la cintola.
Un minimo di rispetto per gli altri avrebbe consigliato, anche in questo caso, di tenere indossata la giacca o di utilizzare delle camicie di ricambio. E non voglio nemmeno soffermarmi sull’afrore che doveva colpire i suoi estimatori in quei frangenti.
Certo, per quanto riguarda il non uso di giacca c’è il precedente di Barack Obama quando è salito sul palco di fronte alla porta di Brandeburgo per parlare ai berlinesi che affollavano il viale dei tigli. C’è da dire, però, che deve avere avuto un po’ di timore per quel gesto troppo “casual” se, un momento dopo, ha ritenuto di dover precisare: «Fa così caldo e io sto così bene che ho deciso di togliermi la giacca; e chiunque, se lo desidera, può fare altrettanto».
In ogni caso c’è una certa differenza tra il rimanere in maniche di camicia e l’esibirsi in canottiera!
A chi storce il muso perché mi sto avvalendo di particolari che con la preparazione di un politico nulla hanno a vedere, rispondo che se ci dà fastidio l’immagine dei migranti sporchi e malvestiti, ce ne deve dare di più quella degli esponenti istituzionali per nulla rispettosi delle più elementari norme del vivere civile.
E se non mi azzardo a condividere l’espressione un po’ forte di Oscar Wilde (“Ci sono soltanto due cose inspiegabili: la morte e la volgarità”) rimango però dell’avviso che le norme di bon ton vadano ancora rispettate, specialmente da chi riveste cariche pubbliche e a prescindere dal modo in cui adempia al mandato conferitogli.
Pertanto, Presidente Emiliano, anche per evitare antipatici paragoni (che lei non merita) con Bossi, si copra o si faccia portare una giacca di pigiama.
Guido Giampietro
Il Maestro Guido da Casale, con questo ritratto a tutto tondo, ci fornisce un’ennesima prova del suo immenso talento artistico. Con lievi, soavi colpi di pennello, col sapiente uso del colore, ora vivido ora sfumato, e con squarci di luce e ombreggiature degni del miglior Tintoretto, consegna ai posteri il mezzobusto del prode Emliano da Bari. Ma questo è ancora niente! Il vero miracolo di Mastro Guido sta nell’aver trasformato un uomo in canotta in un uomo…in mutande! Lo ha talmente svergognato e cosparso di quella peculiare polvere di ridicolaggine che solo la sottile ironia sa produrre, che difficilmente consentirà all’omone Michelone di proseguire nella su ambiziosa corsa verso l’immortalità. Più probabilmente ” Il cozzalo nero ” si ritirerà a meditare in un eremo, sperando di non commettere più autolesionistici atti di narcisismo gratuito che potrebbero ancora scatenare la reazione punitiva della Madonna Addolorata di Palese.