June 20, 2025

“Sto pensando a quella sera a Francavilla, una delle tanti finali giocate contro. Avevo la febbre alta, ma l’amore per il basket mi permise di scendere in campo. Avevamo 15anni. Io ne misi a segno 29, ma tu, tu 52 e mi facesti nero. Poi la rivincita a san Pietro, in una di quelle sere in cui, come diceva Emiliano Poddi, “diventato”, ne misi 49…ma vincesti tu. I playmaker classe ’74 più forti della Puglia, ma tu lo eri di più.
Poi un giorno diventammo anche amici, quando in una mattina d’estate i nostri papà ci misero su un treno per Morbegno. Noi due sedicenni convocati tra i giovani più interessanti d’Italia. Sei stato uno stimolo continuo e se sono diventato mezzo giocatore è perché da piccolo avevo l’obiettivo di diventare più forte di te, Mirko Gallone. Te ne sei andato giocando a basket…buon viaggio amico caro”.

 
Il commovente è di Peppe Melone, come Mirko uno dei tanti prodotti del vivaio locale a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Mirko Gallone lo era davvero un talento: aveva fisico, tecnica, intelligenza cestistica, fondamentali, tiro e palleggio. Insomma era uno di quei giocatori nati per diventare forti. E forte lo era per davvero, anche perché è stato un playmaker di oltre un metro e novanta. Elegante nei movimenti, come ricorda Peppe Melone, il suo nome era sul taccuino dei principali istruttori nazionali.

 

Dopo aver fatto la trafila con le giovanili dell’Azzurra Brindisi, in quella leva nata nel ’74 allenata da Piero Labate, Mirko ha raccolto molto meno di quanto avrebbe meritato, anche perché ad un certo punto ha scelto di arruolarsi nella Marina Militare.

 

Nonostante ciò ha lasciato il segno nel momvimento giovanile di quegli anni, rappresentando un esempio da seguire per molti ragazzi della sua età per forza, dedizione ma soprattutto educazione. Già perchè Mirko era un bravo giocatore ma soprattutto un ragazzo eccezionale, educato, garbato nei modi, sempre disponibile.

 

Se ne è andato giocando a basket, il suo sport, nonostante negli ultimi anni si fosse ormai dato alla vela, altra sua grande passione. Se ne è andato tra lo stupore e lo strazio di tanti amici che, sin da ieri sera, sono rimasti increduli di fronte a tale drammatica notizia.

 

Come detto Mirko era nato nel 1974 ed ha avuto la fortuna di giocare a basket proprio negli anni in cui, sulla scia dei successi della Pallacanestro Brindisi che toccò l’olimpo del basket, la Brindisi cestistica riuscì a creare un movimento giovanile che in Italia pochissime città potevano vantare. Erano gli anni dei tanti “ragazzi” brindisini sfornati da allenatori del calibro di Giovanni Rubino, Piero Labate, Pino Galluccio, Lillino Ciracì, Antonio Errico, Piero Sarli, Rino Arigliano; Istruttori preparati e competenti capaci con il lavoro in palestra di sfornare numerosi giocatori. Erano gli anni della Nuova Pallacanestro Brindisi, dell’Azzurra Brindisi per intenderci la Parmalat e dell’Assi Brindisi. Tre società che potevano vantare settori giovani importanti. Io giocavo nell’Azzurra, classe ’73, una squadra che aveva davanti i forti ’72 e alle spalle appunto i ’74 di Mirko Gallone, pupillo di Piero Labate, una leva molto promettente.
Nonostante i “bassotti” del ’73 non fossero molto considerati restano memorabili i confronti con i “cugini” della Pallacanestro Brindisi, allenati da Rino Arigliano e che potevano contare su talenti del calibro di Giovanni Parisi, Maurizio Crastolla, Francesco Arigliano, Fabio Bevilacqua solo per fare alcuni nomi. Interessanti erano anche i duelli tra i ’74, quelli che appunto, come ricorda Peppe Melone del suo toccante posto su Facebook, vedevano di fronte due tra i più promettenti play classe ’74 d’Italia. Poi c’erano i ’75 dell’Assi di Antonio Errico, altra leva promettente, quella dei vari Checco Guadalupi, i gemelli Cristian e Andrea Colella, Roberto Bruno, Antonio Viva, Gilas Navazio.

 

Insomma in quegli anni il movimento cestistico giovanile sfornava decine di giocatori che, specialmente dopo la fusione tra Azzura e Nuova Pallacanestro, nei primi anni ’90, andarono a rinforzare le principali società di serie C non solo della Puglia. Tra questi, oltre ai vari Fabio Morrone e Giancarlo Giarletti, a conoscere la serie A fu anche Massimiliano Di Santo (lui classe ’71). Erano gli anni che Brindisi faticava in serie B, ma che a livello giovanile continuava a lavorare bene, e Mirko ne è stata la testimonianza del buon lavoro svolto in quegli anni.

 

Caro Mirko te ne sei andato all’improvviso, su un campo di basket, quello di via Ruta, teatro tante nostre battaglie. Ora raggiungerei i nostri amici della palla a “spicchi” che in questi anni, come te ci hanno lasciato prematuramente. Ora farai compagnia a Marco Fraticelli, Luigi Nozzi e Fabiano Ventruto, altri tre angeli che hanno legato il loro nome a quei valori di amicizia, lealtà e sportività che il nostro basket ci ha trasmesso e che tu hai fatto tuoi in modo impeccabile. Chiudo gli occhi e mi vengono in mente i tuoi movimenti graziati da ballerina, il tuo micidiale arresto e tiro, il tuo modo di stare in campo ma soprattutto fuori dal campo. Riposa in pace grande play…

 

Pierpaolo Piliego

One Comment

  • Rispondi
    Roberto
    6 Dicembre 2017

    Grazie mille, Pierpaolo!