July 27, 2024

Brundisium.net

Il prossimo Consiglio comunale dedicato alla realizzazione del terminale Edison sia aperto anche agli interventi di associazioni e cittadini. E’ l’invito che la Cgil rivolge al primo cittadino di Brindisi affinché si svolga finalmente una discussione franca e partecipata in cui, quanti finora non hanno avuto la possibilità, abbiano diritto di parola se – come speriamo – viviamo in un contesto democratico.

Diritto di parola su un tema di cruciale importanza per tutti i brindisini per lo sviluppo del capoluogo e del suo volano più importante: il porto. Un porto che, è bene ribadirlo, tutti hanno a cuore mantenga la sua polifunzionalità, la quale sarebbe compromessa se l’investimento fosse portato a termine in quel posto: Costa Morena. Perché è questo l’oggetto del contendere, non la contrarietà tout court ad un impianto industriale.

Vogliamo sottolineare questo passaggio perché con grande scorrettezza, si è tentato di mistificare, per la fretta di concludere l’“affare” Edison, etichettando migliaia di brindisini come “quelli del No a tutto”. Questo subdolo tentativo di mistificazione si scioglie come neve al sole dal momento che la Cgil difende il “lavoro buono” in tutti i settori: dall’agricoltura alla pesca, dalla metalmeccanica all’aerospazio, dalla conoscenza allo spettacolo, dal turismo al commercio, dall’energia alla chimica e di certo – come dimostra il nostro lavoro quotidiano impegnati su ogni vertenza a difendere l’occupazione – difende l’occupazione e l’industria.

Quanti cercano di inquinare il dibattito bollando artatamente come “quelli del No a tutto” chi cerca semplicemente e in buona fede di riflettere sulle criticità di un investimento che rischia di annullarne altri (peraltro già fatti ed operativi come quello di Rfi), è totalmente in malafede. E questo sta emergendo, giorno dopo giorno in maniera sempre più evidente: si è tentato di nascondere sotto il tappeto tante contraddizioni, ma stanno spuntando a iosa creando tanti imbarazzi.

Lo “stupore” sulla torcia alta o bassa (di cui l’impianto deve essere per forza dotato); l’imbarazzo del palleggio di responsabilità su questioni importantissime di sicurezza quale quella della distanza dell’insediamento dai binari già operativi di Rfi (investimento tra i 70 e i 90 milioni di euro); la decisione di ospitare un impianto pericoloso all’interno di un area dove esistono altri 11 impianti ad alto rischio di incidente rilevante; denotano una fretta a pronunciare un “Sì a tutto” anche laddove non si potrebbe, come le evidenze delle ultime ore stanno dimostrando.

La “ciliegina sulla torta” è offerta poi dallo sconvolgente parere a corrente alternata del Mite che alla proposta del terminale Edison nel porto di Napoli – a quasi parità di caratteristiche con l’impianto di Brindisi – non solo concede la Valutazione di impatto ambientale a Brindisi negata, ma la chiude addirittura con parere negativo. Ma Brindisi e Napoli non si trovano entrambi in Italia? E non sono soggetti alle stesse legislazioni? O per Brindisi vale uno Statuto speciale per trasformare il porto in una stazione di servizio?

In tanti anche tra coloro che sono stati i primi sostenitori del “Sì” incondizionato ad Edison serpeggiano – alla luce delle tante incongruenze ed evidenze – molti dubbi, mentre dall’altro lato, quello dei bollati come “quelli del No a tutto” e contati come fossero poche decine di “ignoranti”, si scopre invece sempre più una moltitudine di cittadini consapevoli che hanno una visione diversa di sviluppo e che si sono “rotti le scatole” di vedersi riproporre il solito film già visto – un affare per pochi –, per svendere quella ricchezza che il porto può produrre a fronte di specchietti per le allodole. C’è una Città stufa di doversi accontentare di briciole che cadono dal tavolo, che chiede uno sviluppo polifunzionale del suo porto a fronte di una pietra tombale. C’è una città che ne vede altre diventare Home port per compagnie crocieristiche, su cui convergono centinaia di milioni per lo sviluppo della cantieristica dove non c’era nemmeno una tradizione, che vede porti non attrezzati ricevere cospicui investimenti per diventare piattaforma logistica del Mediterraneo. A Brindisi la piattaforma logistica per il Mediterraneo è già pronta ed è a Costa Morena, chiavi in mano. C’è anche la ferrovia, “il binario non operativo”. E c’è anche un aeroporto.

E’ per questi e tanti altri motivi – come l’assoluta assenza di progetti, investimenti e prospettive di fronte ad una decarbonizzazione che avanza ed i cui effetti sull’economia locale sono già evidenti, che venerdì 27 vogliamo un Consiglio comunale aperto alla partecipazione di tutti, perché c’è una città consapevole che non si accontenta più delle briciole o delle scelte calate dall’alto, ma vuole decidere il proprio futuro. All’interno della “casa dei brindisini” che è il Comune.

Antonio Macchia
Segretario Generale Cgil Brindisi

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