August 23, 2025

Ancora una volta Brindisi è stata costretta ad assistere a una lunga e preoccupante fiammata proveniente dalla torcia del petrolchimico Eni-Versalis. L’episodio si è verificato in una giornata di scirocco, condizione che ha peggiorato ulteriormente la situazione perché i fumi non si sono dispersi verso mare o campagna, ma hanno interessato più da vicino l’area urbana.

Non si tratta, purtroppo, di un fatto isolato. Da mesi Eni ha dichiarato che, nell’ambito del processo di chiusura (phase out) dello stabilimento, avrebbe proceduto a convogliare in torcia ciò che genericamente definisce off gas. Una scelta presa unilateralmente, senza alcuna reale giustificazione giuridica, ambientale o sanitaria. Le immissioni in torcia sono infatti ammesse solo in casi di emergenza, non certo come pratica prolungata nel tempo: eppure l’azienda stessa ha annunciato che questa situazione potrebbe durare addirittura sei mesi.

Secondo fonti giornalistiche, tra cui Brindisi Report, l’ultimo episodio sarebbe legato alla combustione in torcia di etilene monomero di qualità scadente. Non parliamo quindi di un’emergenza imprevista, ma di una decisione consapevole che comporta rischi molto seri: l’off gas non contiene soltanto sostanze climalteranti, ma può includere composti tossici e cancerogeni come il benzene, il cui potere nocivo è ampiamente riconosciuto.

Questi fatti sollevano interrogativi fondamentali: da dove proveniva la materia prima utilizzata? Sono stati eseguiti i necessari controlli tecnici all’atto dello scarico in azienda?Perché è stata immessa nel processo produttivo, se il phase out è già avviato? Con quale autorizzazione è stata poi bruciata in torcia? E soprattutto: in che modo questa pratica può essere compatibile con l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) vigente, che appare in realtà palesemente violata?

È sorprendente e grave che le istituzioni locali e gli organismi tecnici competenti non risultino coinvolti o adeguatamente informati di quanto sta accadendo. L’impressione purtroppo è che Eni agisca come se fosse al di sopra delle leggi, con una pericolosa condizione di impunità.

Per queste ragioni, Legambiente chiede con urgenza al Ministro dell’Ambiente di sospendere immediatamente le attività di immissione in torcia dell’off gas, al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Brindisi di valutare provvedimenti immediati a tutela della salute e della legalità, e al sindaco di Brindisi di esercitare i poteri contingibili e urgenti che la legge gli attribuisce in materia sanitaria.
Si chiede inoltre al prefetto di Brindisi di convocare un incontro, come già avvenuto in casi precedenti, di tutte le parti interessate per coordinare gli interventi istituzionali necessari.

Legambiente ha già espresso in più occasioni la propria disponibilità a sostenere la trasformazione industriale dell’area, a partire dalla gigafactory per la produzione di batterie d’accumulo. Proprio per questo, chiede che si allarghi il confronto anche verso altre linee produttive innovative – biogas e bioplastiche – che possano offrire sviluppo e lavoro senza compromettere la salute dei cittadini e l’ambiente.

Il Governo, infine, deve imporre tempi certi per il phase out e vietare definitivamente il ricorso a una pratica dannosa come la combustione in torcia. Solo così sarà possibile restituire serietà, legalità e credibilità al processo di riconversione industriale di Brindisi.

Ufficio Stampa Legambiente Puglia

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