December 15, 2025

Non Una Di Meno di Brindisi, nella giornata mondiale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne, Martedì 25 novembre 2025, organizza con la partecipazione delle scuole un sit-in in Piazza della Vittoria a Brindisi, dalle ore 9 alle ore 13.

La violenza patriarcale si disvela in infinite forme, talvolta in tutta la loro crudeltà, altre in modo difficile da riconoscere. Gravemente pervasiva e sistemica, impregna tutta la società. Nel 2025 siamo ancora costrette a misurarci con gli stessi drammatici dati di decenni fa.
L’osservatorio di Non Una Di Meno ha registrato nel 2025, fino all’8 novembre:
78 femminicidi, di cui 12 con denunce o segnalazioni per violenza, 3 suicidi indotti di donne, 67 tentati femminicidi, 2 figli uccisi dal padre, 55 figl3 minori rimast3 orfan3 a seguito del femminicidio della madre
Nella quasi totalità dei casi, l’assassino era conosciuto dalla persona uccisa. In Puglia, si sono verificati 3 femminicidi.
Denunciamo il perdurare di tutte le altre forme di violenza maschile contro le donne e di genere quali: maltrattamenti in famiglia, violenza psicologica, stalking, violenza economica, violenza sessuale, molestie e violenze sui luoghi di lavoro, diffusione non consensuale di immagini intime, furto di identità, ecc.
La violenza digitale è particolarmente insidiosa perché è onnipresente, ha una portata globale, invade la vita della vittima, con effetti reali sulla salute mentale e sulla sicurezza.
Il sistema antiviolenza in Italia presenta molte criticità, perché, di frequente, non è in grado di garantire la sicurezza delle donne anche in presenza di denunce e non sostiene i percorsi di fuoriuscita dalla violenza in tutte le sue fasi: braccialetti che non funzionano, misure cautelari adottate in ritardo e inadeguate, tempi lunghi dei procedimenti giudiziari civili e penali, lunghe liste d’attesa nei servizi dedicati alle persone minori vittime di violenza assistita, presidi sanitari non sempre capaci di intercettare la violenza, misure di sostegno economico insufficienti e limitate nel tempo, come il reddito di libertà e l’assegno di inclusione, che non coprono i bisogni di tutte le donne che ne hanno necessità.
Queste difficoltà diventano ancora più pesanti per le donne migranti e rifugiate che subiscono razzismo e pregiudizi da parte di un sistema sociale non improntato all’accoglienza, all’inclusività, alla multiculturalità. Servono istituzioni responsabili, coordinate fra loro, e reti territoriali di protezione in grado di funzionare con efficacia e tempestività.
Per contrastare la violenza maschile e di genere serve un piano di prevenzione, attraverso l’educazione sessuo-affettiva, al consenso, alle differenze, alla salute e al benessere, fondata su relazioni di rispetto reciproco, nelle scuole dall’infanzia all’Università. il governo Meloni e il Ministro Valditara spingono,invece, in tutt’altra direzione, propongono il divieto dell’educazione sessuo-affettiva nella scuola d’infanzia e nella scuola primaria, mentre nella scuola di primo e secondo grado introducono l’obbligo del consenso dei genitori, che dovranno conoscere in anticipo temi e materiale didattico delle attività proposte; smantellano servizi, indeboliscono i centri antiviolenza femministi e transfemministi, li svuotano di senso di forza, tra tagli, ritardi e definanziamenti.
In questo contesto regressivo e di controllo ideologico il governo Meloni rifiuta la gran parte delle raccomandazioni ONU sui diritti delle persone LGBTQIA+, uniformandosi alle posizioni criminalizzanti di Polonia e Ungheria: No al matrimonio egualitario, alle adozioni per coppie dello stesso sesso, al riconoscimento di entrambi i genitori dello stesso sesso, ecc. Rivendichiamo questi diritti per una società inclusiva e libera da discriminazioni.

Il corpo delle donne non è un campo di battaglia
Vogliamo l’autodeterminazione dei corpi e dei popoli, ci opponiamo alla guerra come espressione massima della violenza patriarcale, alla militarizzazione, al riarmo e alla colonizzazione, forme estreme della stessa logica di dominio, che sta alla base del femminicidio e di ogni forma di violenza maschile contro le donne e di genere.
Per questo lottiamo contro il genocidio in atto del popolo palestinese, perpetrato dal governo israeliano, che colpisce quale bersaglio strategico le donne e i bambini/e in quanto soggetti strettamente connessi alla vita e al futuro. Siamo dalla parte delle donne palestinesi e afghane che vivono sulla loro pelle l’intreccio terribile di oppressione coloniale, apartheid e segregazione di genere.
Siamo contro questa finanziaria, che aumenta le spese per il riarmo e taglia fondi alla sanità, alla scuola pubblica e alle politiche del lavoro.
Vogliamo fermare il clima insopportabile di guerra che invade ogni spazio della società e le politiche autoritarie che restringono ogni forma di dissenso e le stesse libertà democratiche.
Vogliamo riaffermare i nostri diritti di libertà e di autodeterminazione dei nostri corpi e delle nostre vite.

Adesioni: Associazione Io Donna Centro antiviolenza Brindisi, Anpi sez. di Brindisi,
La Collettiva Trans Femminista Queer di Brindisi, Mya Aps Brindisi, Auser, SPI-CGIL Brindisi, Docenti per i diritti umani in Palestina, CGIL BRINDISI, COBAS BRINDISI, PROTEO FARE SAPERE, ARCI Brindisi, SAI di San Pietro Vernotico, San Pancrazio, Cellino San Marco, Progetto MSNA di Torchiarolo, Coop. Solidarietà e Rinnovamento Brindisi.

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